09.11.2023
Abbiamo appena trascorso l’ottobre più caldo mai registrato dal 1850. La temperatura media del nostro Pianeta è in costante aumento, sarà questo il tema di confronto della 28ma conferenza sul clima delle Nazioni Unite a Dubai il 30 novembre. Si parlerà anche di rifugiati ambientali, un fenomeno che rischia di diventare ingestibile.
Le condizioni climatiche cambiano e i valori delle temperature continuano a confermarlo. Il mese di ottobre appena trascorso è stato il più caldo mai registrato su scala planetaria, a partite dal 1850. I mesi record nella storia del pianeta, tenendo conto dei dati storici disponibili da due secoli a questa parte e quelli desunti dalle rilevazioni negli strati profondi dei ghiacciai, sono iniziati lo scorso giugno. Il rapporto dell’Osservatorio europeo sui cambiamenti climatici Copernicus (C3s) indica che la media mensile di 15,38 gradi sulla superficie terrestre ha superato di 0,4 gradi il precedente record di ottobre 2019. Più in dettaglio, l’ottobre 2023 è stato di 1,7 gradi più caldo della media registrata nello stesso mese nel periodo tra il 1850 e il 1900. Questa seconda metà di secolo rappresenta il campione dei dati di riferimento, perché si riferisce al periodo antecedente la produzione di gas serra di origine antropica immesse in atmosfera.
Anche la temperatura media registrata nei primi dieci mesi di quest’anno è la più alta mai misurata, con la conseguenza di aumentare gli eventi meteorologici estremi e la superficie delle aree colpite da siccità. Nei giorni scorsi, uno studio condotto dall’Accademia cinese delle scienze e pubblicato sulla rivista Science ha evidenziato come la quantità di acqua disponibile risulti in diminuzione nell’emisfero sud del nostro pianeta, con danni agli ecosistemi e allo sviluppo delle aree coltivate.
I satelliti di osservazione terrestre riportano dati incontrovertibili: meno acqua in Sud America, in larga parte dell’Africa e nella zona Nord-occidentale dell’Australia. L’inaridimento delle aree africane potrebbe produrre nel tempo il progressivo abbandono delle terre attualmente abitate e indurre il conseguente aumento di flussi migratori. Cominceremmo a parlare di rifugiati ambientali e il fenomeno potrebbe assumere proporzioni tali da diventare ingestibile. La 28ma conferenza sul clima delle Nazioni Unite, in programma a Dubai dal 30 novembre al 12 dicembre, sarà chiamata a valutare gli scenari prospettati dagli scienziati del clima, che si basati su quadri evolutivi variabili delle condizioni di temperatura e pressione atmosferica alle diverse latitudini. Emerge, indiscutibilmente, il surriscaldamento generale del pianeta, un fenomeno che impone innanzitutto di adeguare le politiche di gestione del territorio, evitando di incorrere nella trappola dei catastrofisti. Bisogna capire se il modello di transizione energetica che i Paesi industrializzati decideranno di applicare produca gli effetti sperati in tempi più veloci della crescita del valore medio della temperatura a livello planetario.
La disponibilità di acqua dolce (l’1% di tutta l’acqua presente sulla Terra), da cui dipendono la vita dell’umanità, il ciclo vegetale e animale, è da tempo sotto osservazione dallo spazio, come lo è l’equilibrio della foresta amazzonica, un ecosistema che funge da polmone regolatore del clima e il cui impoverimento avrebbe effetti negativi non solo sull’area continentale di appartenenza ma a livello globale.