10.07.2023
Sinora è stato un gran bel Tour, sulle rotte della Grande Boucle si stanno sfidando 25 dei migliori 30 corridori al mondo. Il Tour si concede meritatamente il primo dei due giorni di riposo con una classifica corta e con all’orizzonte quattro giorni per cuori forti.
La partenza e le prime nove giornate sono state roboanti e non soltanto sui Pirenei o sul Massiccio Centrale. La “crème” del ciclismo sta correndo in Francia, limitando l’analisi alle prime piazze del ranking dell’Unione Ciclistica Internazionale. Ad accezione di Evenepoel (2°), Roglic (5°), Thomas (13°), Ganna (23°) e Ayuso (30°), già protagonisti tra luci e ombre a maggio al Giro d’Italia, sulle rotte della Grande Boucle si stanno sfidando 25 dei migliori 30 corridori al mondo. Ovvio che lo spettacolo non sia mancato e neppure si farà attendere invano in futuro. Anche perché da Pogacar e Vingegaard in giù nessuno si risparmia.
Con certi protagonisti, le sfide sarebbero state eccitanti anche lungo percorsi di basso livello o sul Ponte della Ghisolfa nella circonvallazione esterna di Milano; a maggior ragione lo sono nell’edizione 110 del Tour, considerato che l’architetto Christian Prudhomme ha preso il coraggio a quattro mani e ha proposto tappe frastagliate nei Paesi Baschi, spruzzate di adrenalina pura all’approdo in Francia, conclusione in salita già al sesto giorno a Cauterets (dopo aver scavalcato Aspin e Tourmalet) e al nono giorno ci ha fatto riscoprire il vulcano dormiente Puy-de-Dome dopo 35 anni di nostalgia all’insegna dei ricordi di Coppi (che nel 1952 fece il filotto Alpe d’Huez, Sestriere, Puy-de-Dome), di Gimondi e delle spallate tra Anquetil e Poulidor.
Giovedì 6 luglio, abbiamo messaggiato con il timoniere Prudhomme quando era sull’ammiraglia rossa della corsa e faceva da cicerone nientemeno che al Presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron. La carovana si avventurava su per i tornanti del Tourmalet. A ragione, entrambi erano entusiasti dei colpi di fioretto che si stavano scambiando Vingegaard e Pogacar. I fendenti di sciabola arriveranno più in là.
E domenica 9, sul moloch Puy-de-Dome, tutelato all’inverosimile, in un clima irreale da Deserto dei Tartari perché blindato e senza pubblico, dunque nell’inedito silenzio che regnava sul vulcano, al netto del successo del canadese Woods in fuga da inizio gara, in ritardo di una dozzina di minuti sulla tabella di marcia sull’auspicato; Pogacar nell’ultimo chilometro e mezzo è riuscito a staccare Vingegaard per la seconda volta in quattro giorni, portando sul 2-1 il punteggio dei colpi bassi inferti al rivale.
Pogacar ha rosicchiato un altro pugno di secondi a Vingegaard. In quel riavvicinamento di 8” dello sloveno nei confronti del danese, c’è la certezza che sulle Alpi il ritrovato Pogacar darà del filo da torcere a chi l’anno prima lo spodestò dal trono del Tour dopo la doppietta 2020-2021 da antologia perché centrata da giovanissimo.
Il Tour si concede meritatamente il primo dei due giorni di riposo con una classifica corta e con all’orizzonte quattro giorni per cuori forti a chiudere la seconda settimana disegnati sulle Alpi. Allacciamo le cinture perché gli eroi di luglio non sono affatto restii alla battaglia.
Credito fotografico:
08/07/2023 – Tour de France 2023 – Tappa 8 – Libourne / Limoges (200,7 km) – PHILIPSEN Jasper (ALPECIN-DECEUNINCK), VINGEGAARD Jonas (JUMBO-VISMA); A.S.O./Charly Lopez