19 Febbraio 2025
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Salute

Che fatica trovarsi in un mondo sempre più in riscaldamento

09.07.2023

Uno studio universitario ha identificato l’esistenza di una “temperatura critica superiore”: a quale livello scatta l’allarme e che cosa ci succede esattamente? Cosa è “temperatura critica superiore” e cosa è “l’ambiente subottimale”?

Sono mesi che l’arrivo del caldo è vissuto come una minaccia pronta ad abbattersi sulla cittadinanza, sia per la siccità, che ancora una volta ha caratterizzato inverno e primavera, sia per il preoccupante precedente del 2022. Impossibile dimenticare come, un anno fa, caldo torrido e meteo inclemente abbiano costretto buona parte delle Regioni italiane a prendere provvedimenti (incluso in molteplici casi il razionamento dell’acqua). Le ultime settimane hanno rimandato il problema, a causa di ondate di maltempo e precipitazioni anche rovinose che si sono abbattute un po’ in tutta Italia. Nel frattempo, però, le temperature stanno tornando ad alzarsi oltre i livelli di guardia, e diventa lecito chiedersi: quando il troppo calore atmosferico diventa fisicamente insopportabile per l’essere umano? E, se lo diventa, cosa ci succede esattamente? Una domanda, anzi due, a cui la scienza sta provvedendo a rispondere.

Per la precisione lo ha fatto una ricerca, curata dall’Università di Roehampton nel Regno Unito. Gli studiosi hanno identificato l’esistenza di una temperatura critica superiore  (UCT) per gli esseri umani. Si tratta di un livello di calore compreso tra i 40°C e i 50°C: in presenza di un caldo di tale intensità, il nostro corpo può iniziare a presentare problemi sia a livello metabolico che cardiaco.

Il responsabile della ricerca è Lewis Halsey, professore di Fisiologia Ambientale a Roehampton. La sua squadra ha definito la già citata UCT limite superiore della nostra zona termoneutra. Nel momento in cui la si supera, al corpo umano occorre più energia da consumare per poter funzionare in maniera corretta. In altri termini, con un caldo superiore ai 40°C aumenta il tasso metabolico a riposo dell’uomo. Questo significa che, anche nel momento in cui non stiamo letteralmente facendo nulla, percepiamo un livello di “fatica anomalo. La fatica e la stanchezza che proviamo sono indispensabili, però, per non stare fisicamente male.

Un’altra definizione di un luogo le cui temperature sono comprese tra i 40°C e i 50°C è “ambiente subottimale”. Pur presentando lievi differenze che possono intercorrere tra soggetto e soggetto, questo genere di ambienti potrebbe avere effetti anche sulle funzioni cardiache dell’essere umano. «Da questo punto di vista abbiamo verificato alcuni considerevoli cambiamenti nelle risposte al calore di categorie diverse di persone», ha spiegato Halsey. Per raccogliere tali dati, il suo staff ha utilizzato uno strumento chiamato ecocardiografo.
«Questa strumentazione si trova di solito negli ospedali. Nei laboratori di ricerca si utilizza molto più di rado, e non è stato facile raccogliere dati a questi livelli di calore. Stiamo però delineando un quadro sempre più preciso sulle risposte del corpo allo stress termico. In questo modo, trovandoci in un mondo sempre più in riscaldamento, potremo raccogliere preziose informazioni sul livello di adattamento dell’uomo, quando il nostro adattamento raggiunge il proprio limite e quanto diverse possono essere le risposte dei vari individui» – ha aggiunto il professore. Per il momento, quantomeno, sappiamo a quale temperatura dobbiamo iniziare ad allarmarci. E perché, quando il caldo inizia ad essere davvero troppo, ci sentiamo così stanchi.

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