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Cultura

Dai messaggi WhatsApp nasce il libro che spiega il futuro

10.11.2023

Predire il futuro è stato il sogno di ognuno di noi, sapere cosa succederà se sceglierò di andare al mare o di andare in montagna, se il mio appuntamento sfocerà in grande amore oppure no, ma è possibile saperlo? Dai messaggi WhatsApp nasce un libro che ci spiega tutto.

Formulare previsioni sull’evoluzione di un fenomeno è un atto spontaneo a cui nessuno sfugge: dai media più blasonati, ai discorsi da bar, ai post sui social, appena un evento si manifesta è sommerso da un diluvio di predizioni, che in massima parte non hanno alcun fondamento. Roberto Marangoni docente di “Bioinformatica” e “Analisi Genetiche e Genomiche” all’Università di Pisa, con il suo libro “Dall’astrologia alle scienze della complessità: come capire il futuro” ci spiega il perché è così difficile capire come un fenomeno può evolversi.

Come è nata l’idea di questo libro, perché ha pensato di farlo?
«L’idea in realtà è nata durante la pandemia, è chiaro che con lo shock della prima fase del Covid, la gente si chiedeva quando sarebbe finita, come sarebbe finita e quanto era prevedibile tutto ciò. Nel parlare con tantissime persone, qualcuna più abituata, qualcuna meno, a fare discorsi di tipo scientifico e soprattutto a pensare in modo probabilistico e stocastico, che non è una attitudine diffusa, anzi direi che è molto poco frequente. Mi sono reso conto di come alcune cose che per me sono abbastanza ovvie, ma per deformazione professionale, cioè per il tipo di studi e di lavoro che svolgo, non lo fossero per niente per la maggior parte dei miei amici. Allora cercavo di spiegarlo attraverso dei messaggi scritti, e quindi, questo libro è nato come una sequela di messaggi mandati via WhatsApp».

E cosa scriveva in questi messaggi?
«Cercavo di spiegare come si comportava il sistema esponenziale, il perché questo partiva piano e poi esplodeva verso grandezze che non collimano molto con quella che è la previsione spontanea del nostro intelletto, perché noi siamo tendenzialmente portati, naturalmente direi, portati a ragionare con sistemi lineari. Quindi nel momento in cui abbiamo a che fare con sistemi non lineari, ancorché predicibili, di fatto non crediamo alla previsione che questi ci mostrano perché ci sembra qualcosa di abnorme e ne rifiutiamo le conclusioni».

Raccolti questi messaggi, è quindi passato ad una fase successiva?
«Dopo aver aggregato abbastanza materiale di questo tipo, ho attinto anche a tanta letteratura affine, e divulgativa, come ad esempio i libri di un illustrissimo fisico Angelo Vulpiani, anche Marco Malvaldi si è cimentato più o meno sugli stessi temi con un altro paio di pubblicazioni; quindi, ho cominciato a vedere come venivano presentati e trattati questi argomenti».

Come si sviluppa il libro?
«Concettualmente ho pensato di svilupparlo con una prima parte di teoria, cioè quali sono i sistemi che effettivamente si possono predire, poi una sorta di pratica, cioè, fenomenologia, ovvero, ma quando assistiamo alla raccolta di dati che possono suggerire magari che si sta instaurando un fenomeno nuovo che tipo di confidenza possiamo fare. Ha senso chiedersi se è predicibile o se non è predicibile?».

E quale risposta si è dato?
«Con un’altra domanda, come fa una piccola, ma veramente piccola disamina di sistemi che o non sono per niente predicibili o che vivono di predicibilità, nel senso che non solo hanno natura stocastica e quindi le previsioni possono essere solo in probabilità, alcuni addirittura se venissero previsti, cesserebbero di esistere. Quindi chi dice di predirli in realtà o vende fumo o è proprio in malafede. Pensiamo al gioco del lotto, o alla Borsa, se nel mercato borsistico avessimo un algoritmo in grado di prevedere su tempi lunghi l’andamento di ogni azione, la borsa il giorno dopo chiuderebbe, perché nessuno potrebbe più fare affari. Tutti questi sistemi si basano sulla predicibilità».

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