17 Gennaio 2025
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Cronaca, Cultura, Società

Dimezzati entro un secolo

Incertezze economiche, conciliazione carriera e famiglia, cambiamento del ruolo della donna, tutti fattori che spingeranno la società moderna a un drastico crollo demografico entro il 2100. Il mondo si troverà ad affrontare contemporaneamente un “baby boom” in alcuni Paesi e un “baby bust” in altri. In Italia la situazione è ancora più drammatica.

Si fanno sempre meno figli, e sempre più tardi. Le cause sono tante, e vanno dall’incertezza economica alla difficoltà di conciliare carriera e famiglia, al cambiamento del ruolo della donna e delle sue priorità. La conseguenza è un “drammatico declino” della fertilità globale entro il 2100, con tassi di natalità non sufficientemente alti da evitare un crollo demografico nel 97% dei Paesi del mondo. Una prospettiva che porterebbe squilibri sociali tra generazioni, con implicazioni sociali ed economiche. È questo lo scenario descritto da una ricerca condotta da Natalia Bhattacharjee e Stein Emil Vollset dell’Institute for Health Metrics and Evaluation (Ihme) dell’Università di Washington, Usa, e pubblicato dalla rivista The Lancet.
Stando ai dati riportati dalla ricerca, da qui al 2100 il tasso globale di fertilità scenderà sotto i livelli di guardia. Si prevede un passaggio da una media di 2,23 nascite per ogni donna registrata nel 2021 a solo 1,57 entro la fine del secolo. Affinché sia garantita la “soglia di sostituzione”, ovvero il ricambio generazionale della popolazione, sono necessarie 2,1 nascite per ogni persona: nel 1950 la media era di 5 figli, ma in 70 anni l’indice si è più che dimezzato ed è destinato a precipitare ancora.
Guardando la situazione italiana, la prospettiva non è rosea. Insieme a Spagna e Andorra, il nostro è tra i Paesi europei con il tasso di natalità più basso (ma a livello mondiale il record spetta al Buthan con 0,69). Nel nostro Paese la media dei figli per ogni donna è in diminuzione costante: dai 2,45 del 1950 a 1,63 del 1980, all’1,21 del 2021. Non sono previste inversioni di tendenza: si passerà a 1,18 nel 2050 e a 1,09 nel 2100. Ciò significa che la popolazione sarà dimezzata per la fine del secolo. Un processo di spopolamento già in corso, tra il calo delle nascite e l’aumento dei decessi.
Questa situazione è vera a livello globale, ma guardando i dati più da vicino si scopre che il mondo è diviso in due. Nel 97% dei Paesi il tasso di fertilità è destinato a colare a picco, ma in alcune zone dell’Oceania, dell’Africa subsahariana e dell’Asia Centrale si terrà a livelli ben al di sopra della soglia di guardia. Sono i Paesi più poveri, in buona sostanza, quelli che registrano il maggior numero di nascite. «Il mondo si troverà ad affrontare contemporaneamente un baby boom in alcuni Paesi e un baby bust in altri» ha detto Vollset. «Mentre la maggior parte dei Paesi si confronterà con le sfide economiche di una forza lavoro in calo e l’assistenza a una popolazione sempre più anziana, molti dei Paesi più poveri di risorse dell’Africa subsahariana si troveranno ad affrontare il problema di come sostenere la popolazione più giovane e in più rapida crescita del pianeta in alcuni dei luoghi più instabili dal punto di vista politico ed economico, sottoposti a stress termico e con sistemi sanitari in tilt». «Le conseguenze sono immense», ha commentato Natalia Bhattacharjee, facendo riferimento anche a una necessaria «riorganizzazione delle società».

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