19 Febbraio 2025
Milano, 3°

Cronaca

Gli italiani disdicono in Italia e vanno all’estero, l’estate costa meno

Casi disdicevoli e scontri sui prezzi e i modi durante le vacanze estive in Italia: l’acqua potabile a 2 euro, i prezzi degli arancini raddoppiati in Sicilia, anche una fetta di torta sacher in centro a Trieste costa il doppio, si parla pure di vendette sui prezzi a Como; gli italiani fuggono da se stessi e vanno all’estero. Ecco cosa sta succedendo con alcuni consigli.

Il dibattito dell’estate è ormai definito: prezzi folli sulle spiagge, inflazione alle stelle, spesa sempre più cara e ristoranti fuori misura.

Tante disdette e via tutti all’estero dove in alcuni posti i prezzi non sono così alti ingiustificatamente. Perché da quella “crisi energetica” esplosa insieme alla Guerra aperta in Ucraina, ormai non si torna più indietro. Dalle spese condominiali, al prezzo fisso del gas, ai prezzi dei menu nei ristoranti. E il grande dilemma di questi tempi: denunciare sui social e mettere alla gogna il caso oppure evitare il problema non facendo più girare l’economia?

Prendiamo l’ultimissimo e freschissimo esempio di Finalborgo, dove la ristoratrice ha fatto pagare il piattino in più (con tanto di tasto “diviso in due” sulla cassa già impostato). Poi la giustificazione e lamentela annessa: «Abbiamo ricevuto anche minacce di morte. Abbiamo aggiunto quei due euro per chiedere rispetto per il lavoro, in fondo quattro persone in un tavolo da tre hanno mangiato per uno».

Dall’altra parte c’è Selvaggia Lucarelli che denuncia il caso; una famiglia, che chiede il piattino per fare assaggiare le trofie al pesto ligure alla bambina di un anno, che chiaramente non avrebbe potuto consumare il pasto. E c’è chi nota anche nello scontrino il costo di 2€ per acqua potabile…

I prodotti tipici sono quelli che stanno avendo in ogni luogo un’impennata: gli arancini in Sicilia a 5€ anziché i 2,50€ dell’anno scorso, la pizza a Napoli che, quando non è la classica margherita, non costa meno di 10€, la torta sacher in centro a Trieste a 8,90€ a fetta… e così via…

Come previsto il dibattito si infiamma tra chi chiede di non uscire a pranzo se non si è disposti a spendere, fino a chi accusa le donne di dividere i piatti e pagare sempre la metà con la scusa della dieta. Poi iniziano le vendette personali, gli abitanti di Como che segnalano che da anni I toast divisi costano il doppio anziché la metà, fino ai locali concorrenti che si dicono obbligati ad allinearsi nei prezzi.

Ma non diamo tutte le colpe al coperto; anche il pane ormai è un piccolo lusso per clienti disposti ad aggiungere soldi al conto. Pare che l’accoglienza non sia più una priorità; quello che conta è che tutti spendano e parecchio.

Ma chi proprio rintanato non ci vuole stare e si chiede se sia legale far pagare il coperto al ristorante possiamo con certezza dire che c’è una sola regola che determina la legalità o meno del coperto e cioè la sua presenza all’interno del menù. Se il costo del coperto è presente sulla carta dei prezzi, allora va sempre pagato, altrimenti si può contestare.

Al di là di ciò che sia corretto o meno, oltre alla legalità, c’è il buon senso e soprattutto i conti vanno fatti con i soldi in tasca agli italiani, al loro potere di acquisto e siamo convinti che il dibattito si alimenterà ancora.

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