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Il Giro-E, Stella Cometa della rivoluzione culturale

14.05.2023

C’è un nuovo mondo che viaggia a pedalata assistita. La Bike Experience, proposta nel 2019, dovrebbe andare ben al di là delle 20 tappe tra i 70 e i 100 chilometri giornalieri che scimmiottano le frazioni del Giro Maggiore dall’Abruzzo al Lazio.

La Nave-Giro ha iniziato a serpeggiare dal 6 maggio scorso, accompagnata dal seguito di pagine in rosa tra articoli, redazionali, pubbliredazionali e pubblicità. In compenso, non una riga sui giornali di quello che sembra essere considerato un figliastro o comunque figlio di un Dio Minore e non certo figlio del Giro Maggiore. Parliamo del Giro-E, cioè quello proposto per gli innamorati delle biciclette a pedalata assistita ora monopolio di qualche cariatide del pedale vieppiù prigioniera di un sogno ormai passato di moda. Eppure nel cuore di Pescara c’era stata la sfilata dei team, che sono sostenuti – al pari dell’organizzazione della corsa – dal più imponente degli investimenti salutati all’inizio delle avventure sportive.

Scorrendo l’elenco di sponsor, partner e sostenitori, ci si interroga: ce ne furono così tanti anche al momento del lancio del “vero” Giro d’Italia nel 1909? Certo che no. E all’inizio del Tour de France nel 1903? Neppure. E alla prima edizione della Maratona di New York nel 1970? Neanche per sogno. E alle prime Olimpiadi Moderne del 1896? E per il Mondiale di calcio, la Formula 1, la MotoGP, la Ocean Race, eccetera eccetera? Forse.

Le gare sportive trasformatesi nel tempo in eventi universali mai sono state baciate dalle attenzioni riservate al Giro-E da Enel in su e in giù. Ecco perché la declinazione elettrica del Giro Maggiore andrebbe trattata con attenzione particolare per quel che è un Giro Minore ma speciale: può essere la Stella Cometa del percorso da disegnare per contribuire a portare la Terra fuori dall’orbita del pernicioso riscaldamento della crosta. Di ciò, purtroppo, ci si ricorda annualmente soltanto il 22 aprile, in coincidenza con la Giornata Mondiale della Terra.

Stella Cometa di che cosa? Della toponomastica ideale delle città sulla falsariga di quel che accade in Nord Europa, delle piste ciclabili da far frequentare massicciamente, delle corsie stradali da proteggere dai veicoli a motore, degli auspicati bici-bus da moltiplicare sulla scia dei pedi-bus per gli studenti di ogni età, degli off-road… In altre parole: la Stella Cometa della rivoluzione culturale.

Quel che dal 2019 viene proposta come Bike Experience, dovrebbe andare ben al di là delle 20 tappe tra i 70 e i 100 chilometri giornalieri che scimmiottano le frazioni del Giro Maggiore dall’Abruzzo al Lazio a vantaggio di opportunisti personaggi folcloristici e di sinceri appassionati del ciclismo. Il Giro-E dovrebbe emanciparsi dalla tradizionale carovana rosa e conquistare fisionomia propria, dovrebbe fare da capofila ad altri eventi – Sanremo, Lombardia, Fiandre, Liegi, Roubaix, Amstel, Tour, Vuelta e Strade Bianche, giusto per fare degli esempi – con calendario mondiale, ranking mondiale, protagonisti mondiali, sfide universali per tutti i sessi e per tutte le età.

Insomma, facciamo il tifo per una nuova piattaforma che vada al di là della semplice “experience” o derivazione di un ciclismo da eSport. Questo quadro andrebbe dipinto da un novello Bernie Ecclestone delle due ruote a pedalata assistita: una figura che, sinceramente, non vediamo all’orizzonte e che di sicuro non alberga nelle stanze dell’Unione Ciclistica Internazionale, dove a fatica riescono a tenere insieme il patrimonio costruito nel tempo da Jaques Goddet e Vincenzo Torriani, che al momento non hanno eredi a immagine e somiglianza.

 

Credito fotografico:

Tappa 5 Eboli Salerno; La Gazzetta dello Sport

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