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Salute

Il mistero del Parkinson sta nel DNA dei mitocondri, la scoperta

14.10.2023

Uno dei possibili meccanismi che permettono al morbo di intaccare le altre cellule è quello di trasmettere i frammenti del DNA danneggiato per liberarsene. La speranza è tanta per una precoce identificazione del Parkinson e di una verifica dei trattamenti in atto.

Il Morbo di Parkinson è una delle malattie neurodegenerative che più spaventano la popolazione, per gli effetti che è in grado di generare in chi ne è affetto e per le colossali difficoltà nel contrastarne l’insorgenza. Quest’ultima resta peraltro alquanto misteriosa, nonostante i decenni di ricerca. Nel frattempo, qualche risposta, tanto importante quanto promettente, è però arrivata.

Sulla rivista «Molecular Psychiatry» è fresca di pubblicazione una ricerca curata da un team di accademici dell’Università di Copenhagen. A coordinarla è stata la professoressa Shohreh Issazadeh-Navikas, che ha scoperto e spiegato uno dei possibili meccanismi che permettono al Parkinson di attecchire nelle cellule cerebrali e quindi di propagarsi. La causa scatenante sarebbe nei mitocondri, che, se danneggiati a livello genetico, agirebbero da innesco per la diffusione della malattia.

Se, infatti, i ricercatori sul Parkinson hanno già fatto passi da gigante nel corso del tempo per quanto riguarda l’identificazione dei geni responsabili della diffusione del Parkinson (soprattutto nelle sue forme ereditarie), lo studio dell’Università di Copenaghen si è invece concentrato sull’origine dei casi sporadici. E proprio qui sta l’importanza della scoperta, come sottolineato dalla stessa professoressa Issazadeh-Navikas.
I mitocondri sono organuli presenti nel citoplasma, ossia ciò che costituisce il contenuto della membrana cellulare. Sono poi dotati di DNA proprio, dettaglio cruciale nella scoperta del team di Copenhagen: proprio le alterazioni al loro DNA provocherebbero la diffusione del Parkinson. Questione molto delicata, visto che i mitocondri sono indispensabili alla sopravvivenza dell’individuo: sono infatti le strutture che producono l’energia che tiene in vita l’intera cellula.

«I mitocondri sono responsabili della produzione di energia vitale all’interno delle cellule cerebrali – ha sottolineato la professoressa Issazadeh-Navikas – Per la prima volta siamo riusciti a dimostrare che subiscono danni, e che questi ultimi generano alterazioni nel DNA mitocondriale. Questo meccanismo avvia il Morbo di Parkinson e poi lo diffonde a macchia d’olio attraverso il cervello».
Nello specifico, come afferma lo studio, i frammenti di DNA mitocondriale danneggiato vengono rilasciati per tutta la cellula, che prova poi a liberarsene, intossicando tutte le altre cellule nervose con le quali comunica incessantemente. Tale scoperta può risultare fondamentale, anche per l’eventuale sviluppo di una terapia che controlli o addirittura limiti il Parkinson.
La scienza, infatti, punterà ora a trovare un modo per ripristinare la normale funzione dei mitocondri. Inoltre, si tenterà di scoprire se il difetto genetico emerso finora nelle sole cellule del cervello sia rintracciabile anche nel sangue. Se così fosse si tratterebbe di un biomarcatore, potenzialmente utilissimo in futuro per una precoce identificazione del Parkinson o per la verifica dell’efficacia di trattamenti, già in vigore o che saranno adottati un domani.

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