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Spazio

Il potere di Elon Musk preoccupa l’Occidente, con SpaceX possiede lo Spazio

22.11.2023

NOVEMBER 20, 2023 STARLINK MISSION, NOVEMBER 18, 2023 STARSHIP'S SECOND FLIGHT TEST

Posizioni antidemocratiche e successi nello Spazio. L’imprenditore Musk rivela una certa volontà di intervenire nelle scelte politiche del suo Paese. Il fatto che vuole ergersi arbitro è un rischio inaccettabile per gli USA e l’Occidente in genere.

Obbiettivi raggiunti per il secondo lancio di Starship di SpaceX, il gigantesco razzo che la NASA vorrebbe utilizzare per costruire la futura base lunare. A circa sette mesi dal primo tentativo, sabato 18 novembre Starship è riuscito a non distruggere la piazzola, ad accendere i 33 propulsori, a separare il secondo stadio e a raggiungere i 148 chilometri di altezza, ben oltre il punto dove, per convenzione, inizia lo spazio. Poi, persa la telemetria, si è innescato il sistema di autodistruzione.
La società e i fan di Elon Musk hanno subito definito il lancio un successo, attaccando sui social quanti cercavano una risposta meno emotiva e mettendo le mani avanti sulle responsabilità della Federal Aviation Administration per gli eventuali ritardi nel terzo lancio. Il controverso imprenditore sudafricano si era infatti sbilanciato a ipotizzare un terzo lancio entro 3-4 settimane. Più realisticamente, quel termine andrà ricalcolato in mesi, per la necessità di concludere l’analisi tecnica, definire le modifiche e applicarle alle Starship già in costruzione.

Il successo di Starship interessa a tutti, in primo luogo agli USA per il programma Artemis per il ritorno sulla Luna. Al momento non si vedono, infatti, alternative a Starship, cosa che lo rende obbiettivamente too big to fail e concede a Musk una posizione di assoluto privilegio in campo spaziale. È quanto già accaduto con il più piccolo Falcon 9, in grado di garantire lanci a ripetizione e un elevato grado di riutilizzabilità, con annesso abbattimento di costi. Ed è proprio questo monopolio di fatto nell’accesso allo spazio che preoccupa molti ambienti governativi. Nelle intenzioni dei pianificatori, il passaggio ai lanci commerciali doveva aumentare la competizione. Ha fatto invece il contrario, consegnando a Musk le chiavi dello spazio.

Un monopolio di fatto che, oltre agli svantaggi intrinseci, porta quelli legati alla sua persona. Non si tratta tanto dell’imbarazzante approvazione di un post antisemita, quanto del suo desiderio di intervenire nelle scelte politiche e militari del governo americano. È quanto Musk ha già fatto in Ucraina, staccando o limitando la copertura dei satelliti Starlink che consentivano all’aggredito di ricevere dati e comunicare nonostante la Russia avesse distrutto le infrastrutture al suolo. Come dimostrano le crescenti preoccupazioni per l’accesso allo spazio, la sempre maggior dipendenza delle operazioni militari dallo spazio impone che il segmento spaziale sia sempre accessibile.

In questo quadro, la possibile chiusura del rubinetto da parte di un imprenditore che vuole ergersi arbitro è un rischio inaccettabile per gli USA e l’Occidente in genere. L’alleanza con Trump, riammesso su Twitter/X, il pretendere libertà assoluta di parola per sé, ma querele per chi lo critica, le posizioni antidemocratiche sono altrettante mine vaganti pronte a scoppiare nel momento più scomodo, da sole o telecomandate. In tal senso, ogni nuovo successo di Space X aumenta il potere di ricatto di Musk sulle decisioni dei governo, che diventa sempre più dipendente da suoi mutevoli umori. Mutatis mutandis, non siamo troppo lontani da quando gli USA arruolarono von Braun, fingendo di ignorarne il passato nelle SS e la responsabilità diretta nell’uso (e morte) di lavoratori forzati.

Credito fotografico: SpaceX

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