18 Settembre 2024
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Cultura, Salute, Turismo

Il segreto di viaggiare

10.08.2024

Travel Therapy. Il senso della vacanza nasconde significati simbolici e spesso rappresenta un potente strumento terapeutico. Salire su un aereo per raggiungere il luogo dei sogni è un esercizio psicologico, una dimensione spazio-temporale atipica, è soprattutto un viaggio dentro se stessi, più che ricercare lo svago.

Eccole, di nuovo: le vacanze. Da consumarsi in una combinazione contraddittoria e simbiotica, tra divertimento sfrenato e ozio creativo. Si schiude il tempo del “dolce far niente”. Una dimensione spazio-temporale atipica. Allora, salire su un aereo per raggiungere “l’isola che c’è”, immersa in un mare luccicante, lontani dalle convulsioni metropolitane, o inerpicarsi sulla cima di una vetta, circondati dal silenzio, permette di compiere un viaggio dentro sè stessi, più che ricercare in modo forsennato il diversivo a tutti i costi. Il senso della vacanza si raggruma in questi percorsi interiori che ci preservano dai pacchetti delle “agenzie del tutto compreso e del tutto compresso”, sollecitandoci a praticare territori inesplorati da (ri)scoprire con occhi diversi. Lontani dai fasulli scenari plastificati dei depliants stereotipati. Solo, così, il significato di uno status da vivere dal di dentro, raggiungendo magari i luoghi degli affetti e della memoria, paesaggi dell’anima, invece che mete turistiche obbligate, potrà assumere una valenza diversa. Meglio, relegare in un cantuccio la moda snobistica delle località esotiche suggerite dalla tendenza “in” del momento. Niente più vacui rituali. Forse, più consapevolmente, nel ventaglio di proposte a disposizione, varrà accarezzare l’idea di orientare le scelte verso la ricerca del Bello (e utile).

Il viaggio, quello vero, è scoperta, da compiersi nella dimensione fisica e mentale, anche in zone non distanti, né remote. Una sorta di avventura nel senso di andare ad ventura. Una scoperta. Viaggio come attraversamento, così che lo stesso assuma la connotazione di una vacanza. Occorre, latino docet, fare un vacuum, cioè un vuoto all’interno della nostra quotidianità. Sì, ma da riempire con esperienze e conoscenze, apertura mentale, disponibilità al nuovo, spirito d’iniziativa, curiosità. Al di là delle febbrili smanie per la villeggiatura che, per alcuni, ahimè, appagano più della stessa vacanza. Per muovere i passi all’indirizzo d’una esperienza personale arricchente. È come se si schiudesse il vaso di Pandora dei viaggi simbolici, vero talismano per rinfrancare lo spirito e volano esperienziale per l’anima, nel ribaltamento di quello che viene considerato un semplice spostamento ed invece sfoggia il vestito cangiante della ricerca. Un itinerario mobile corroborato da fluidità e crescita, attraverso un ventaglio di emozioni, percezioni montanti e gradazione di sentimenti, una sorta di mission (im)possible disseminata di prove pratiche ed ostacoli psicologici da superare. Perché, alla fine, si fa largo il significato simbolico dei viaggi e quella che viene definita oggi la Travel Therapy, nel trittico movimento-cambiamento-trasformazione, capace di disvelare la dimensione metaforica dei percorsi e le intuizioni significative sottese. Il viaggio, come trasformazione del modo in cui vediamo noi stessi e il mondo che ci circonda, dunque. Attraverso autoefficacia, il tramite per affrontare nuovi ambienti ed avventure, acquisendo fiducia e abilità; catarsi, il perdersi in un territorio sconosciuto, come momento liberatorio e perdita di stress; connessione con la gente del posto insieme all’apprezzamento delle bellezze naturali; identità, con l’esplorazione d’interessi come cibo, arte o escursionismo per rimodellare il proprio “io”. Il viaggio espande le possibilità di vita in ogni direzione, per raggiungere un significato mediante connessioni che trascendano le preoccupazioni quotidiane. Proprio come l’Ulisse omerico (libro V dell’Odissea), sospeso nella condizione autentica dell’uomo che è insieme irrequietezza e nostalgia, un andare e un tornare.

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