10 Dicembre 2024
Milano, 5°

Cronaca, Sport

Il verde inglese ora è azzurro

13.07.2024

Lorenzo Musetti sull'erba di Wimbledon

Paolini, Musetti e Sinner creano l’epoca in cui l’Italia diventa la Grande Nazione del tennis mondiale. Succede nel tempio di questo sport, sull’erba aristocratica di Wimbledon. Nemmeno nei magici anni ’70 il tennis italiano era stato così forte e profondo, così unisex.

C’è un numero che più di tutti racconta l’epoca in cui l’Italia è diventata una Grande Nazione del tennis. Nel tempio di questo sport, il torneo di Wimbledon, avevamo avuto un solo giocatore in semifinale in 143 anni (Nicola Pietrangeli nel 1960), poi è successo che ne abbiamo centrate tre nelle ultime quattro edizioni: Matteo Berrettini nel 2021 (capace di spingersi in finale), Jannik Sinner nel 2024 e Lorenzo Musetti quest’anno. Tutti e tre hanno sbattuto sul muro rappresentato da Novak Djokovic, ma non mancheranno occasioni per riprovarci. L’erba è verde, ma nelle due settimane londinesi è diventata più azzurra che mai, bellissima, splendente.

Avrebbe potuto esserla ancora di più se un sorteggio malandrino non avesse costretto Sinner e Berrettini a sfidarsi al secondo turno, ma poco importa. Così come poco importa che la corsa dell’altoatesino (numero 1 del mondo, lo rimarrà a prescindere dall’esito del torneo) sia terminata nei quarti di finale contro lo scorbutico Daniil Medvedev, ma anche a causa di un malessere avuto la sera prima. La verità è che siamo più forti che mai con una pattuglia che comprende cinque giocatori tra i top-50 ATP, che diventano nove se estendiamo l’analisi ai top-100, con almeno altri quattro Under 25 con buone prospettive di entrarci a breve. Nel 2024 non vedremo un uomo italiano prendere il trofeo dalle mani della Duchessa di Gloucester, che per quest’anno sostituisce Kate Middleton, ancora convalescente. Le auguriamo di riprendersi presto e – perché no – consegnarlo a Sinner (scenario più probabile), Berrettini (specialista dell’erba) o Musetti, che quest’anno ha compiuto un percorso spettacolare, accompagnando (finalmente) un comportamento adeguato a una tecnica cristallina. Nemmeno nei magici anni ’70 il tennis italiano era così forte, così profondo nei ricambi… e così unisex. Già, perché in campo femminile abbiamo ancora la speranza di accarezzare il Rosewater Dish grazie a Jasmine Paolini. Non era mai successo che una tennista italiana raggiungesse due finali Slam consecutive: fino a pochi mesi fa nulla lasciava presagire che potesse essere la ventottenne di Bagni di Lucca, sorriso delizioso incastonato tra origini polacche e ghanesi, tutte da parte di mamma Jacqueline. Forte dell’immensa qualità del lavoro di coach Renzo Furlan, si è scoperta top-player a sorpresa, trovando una continuità di rendimento impressionante. La finale a Parigi sembrava il coronamento di una deliziosa carriera; invece, Jasmine ci ha preso gusto e si è ripetuta a Wimbledon, laddove vantava appena tre apparizioni e non aveva vinto nemmeno una partita. È la terza miglior giocatrice del 2024, ha prenotato le WTA Finals di Riyadh e – in pochi mesi – si è presa un posto tra le più grandi tenniste italiane di sempre. Il fatto che ci sia riuscita in questo periodo storico produce due conseguenze: forse se ne parla un po’ meno, perché l’interesse si appoggia soprattutto sugli uomini, ma allo stesso tempo si incastona in un periodo storico, meraviglioso, irripetibile.

Tutta l’Italia se lo meritava, dopo decenni di vacche magre e ironie da film (Nanni Moretti aveva preso di mira la “pelandroneria” dei tennisti italiani). Persino gli inglesi, solitamente snob, sono rimasti a bocca aperta, come ha evidenziato Massimo Gramellini nel suo “Caffè” sul Corriere della Sera. È solo questione di tempo: prima o poi, l’erba di Church Road diventerà magicamente azzurra.

Credito fotografico: AELTC, Chloe Knott

Condividi