25.06.2024
All’Italia un commissario di peso, prende quota il nome di Fitto
Roma, 25 giu. (askanews) – A due giorni dal Consiglio europeo di Bruxelles si sblocca la partita per i ‘top jobs’ europei. I negoziatori dei tre partiti che compongono la maggioranza europea (Ppe, S&D, Renew) hanno infatti trovato l’accordo. L’indicazione è quella dell’ex premier socialista portoghese Antonio Costa come presidente del Consiglio europeo; di Ursula von der Leyen (Ppe) per un secondo mandato come presidente della Commissione europea; della premier estone Kaja Kallas (Liberale) come Alto Rappresentante per la Politica estera e di sicurezza comune.
Dalla maggioranza, come era scontato visti i numeri, restano fuori i Conservatori, guidati dalla premier Giorgia Meloni. Von der Leyen, però, tratterà direttamente con la presidente del Consiglio sulle deleghe da affidare al Commissario di nomina italiana. L’obiettivo è avere il via libera del governo alla Commissione (magari con un ‘aiuto’ in fase di voto, per depotenziare i franchi tiratori), anche se Fdi al Parlamento di Strasburgo resterà all’opposizione. Una condizione su cui S&D non transige. Per questo, fonti europee citate dalla tedesca Faz, hanno precisato che la trattativa di von der Leyen sarà fatta con Meloni in quanto “primo ministro italiano, non come leader del partito Fratelli d’Italia”. Oggi Meloni è stata contattata da uno dei mediatori Ppe (probabilmente il greco Kyriakos Mitsotakis) che le ha garantito la volontà di assegnare al commissario italiano un ruolo di rilievo. La partita sarà dunque sulle deleghe, anche se Meloni vorrebbe spuntare anche una vicepresidenza, che molto difficilmente, però, potrà essere ‘esecutiva’.
Per quanto riguarda il nome del commissario, dopo che nelle scorse settimane era avanzata l’ipotesi di Elisabetta Belloni, capo del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza e sherpa G7, nelle ultime ore ha preso quota il nome di Raffaele Fitto. Il ministro per gli Affari europei ha ottimi rapporti a Bruxelles, dove è stimato per il lavoro fatto sul Pnrr. Una sua ‘partenza’, però, aprirebbe un buco proprio sulla gestione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Aspetto su cui Meloni sta riflettendo.