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La fame, una piaga senza tempo

14.06.2024

Nascere nella “parte giusta” del mondo continua a essere un privilegio, anche nella nostra epoca. Esistono oltre 180 milioni di bambini che si nutrono con alimenti non sufficienti a sostenere lo sviluppo fisico e psicologico. Il report.

Mentre il consumismo e lo spreco alimentare dilagano in una parte del mondo, ce n’è un’altra che soffre la fame. E le diete restrittive cui si sottopone hanno implicazioni drammatiche per crescita e sviluppo, soprattutto dei più piccoli. A vivere queste condizioni, secondo il rapporto del 2023 della FAO sullo Stato Alimentare e della Nutrizione nel Mondo, sono circa 828 milioni di persone. Una situazione, questa, che dopo il 2019 si è aggravata, colpendo nel 2021 il 9,8% in più della popolazione mondiale rispetto a quell’anno: la pandemia, in questo contesto, ha contribuito in modo significativo a interrompere catene di approvvigionamento, con un aumento di disoccupazione e una riduzione dei redditi per molte famiglie.
In questo scenario già drammatico, l’Unicef ha messo in luce che circa 181 milioni di bambini al di sotto dei cinque anni provenienti da circa 100 Paesi consumano pasti composti solamente da due gruppi alimentari – generalmente latte accompagnato da un prodotto amidaceo – con conseguenze sulla salute: «Può avere un impatto negativo irreversibile sulla sopravvivenza, crescita e sviluppo del cervello. I bambini che consumano solo due gruppi alimentari al giorno, ad esempio riso e un po’ di latte, hanno fino al 50% in più di probabilità di sperimentare forme gravi di malnutrizione» ha commentato Catherine Russell, direttrice esecutiva Unicef.

Dunque, i lievi progressi a livello globale verso un miglioramento nella dieta dei bambini, come per esempio l’Africa che ha registrato una diminuzione del 10% nella povertà alimentare grave nel corso degli ultimi dieci anni, ora rischiano di vanificarsi. E le cause sono molteplici, con povertà economica, conflitti e shock climatici che stanno peggiorando un quadro già complesso. Inoltre, come evidenzia il report Unicef, in alcuni Paesi la povertà alimentare è determinata dalla predominanza di cibi malsani e non nutrienti e dalla mancanza di educazione alimentare: se meno del 10% dei bambini che vivono in condizioni gravi di povertà alimentare vengono nutriti con frutta e verdura, e meno del 5% ha accesso a carne, pollame e pesce, il junk food e le bevande zuccherate hanno conosciuto una commercializzazione aggressiva, diventando – anche per il prezzo accessibile – elementi sempre presenti in molte delle loro diete.

E la FAO prevede che, se le tendenze attuali continueranno, il numero di persone affette da fame potrebbe superare i 900 milioni entro la fine del decennio: per scongiurare uno scenario simile sono necessari interventi mirati e un maggiore impegno internazionale. Ma anche ciascuno di noi può fare la sua parte, ricordandosi che, non solo perché abbiamo avuto la fortuna di nascere nella “parte giusta” del mondo, abbiamo diritto di buttare via una risorsa preziosissima come il cibo.

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