4 Novembre 2024
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Cronaca, Esteri

La “santità” dell’ONU non ferma Israele

12.10.2024

Per quasi mezzo secolo le basi UNIFIL, a guida Italiana, hanno consentito a Hezbollah di crescere al riparo di una forza internazionale inviolabile. È diventata una questione politica per lo stato ebraico allontanare il Partito di Dio insieme ai suoi “complici” dai propri confini?

«L’organizzazione terroristica Hezbollah ha installato indisturbata le sue capacità militari vicino alle basi UNIFIL», dichiara l’ambasciata israeliana a Roma. «Disattesi gli accordi, mi aspetto delle scuse», risponde il ministro degli esteri Antonio Tajani. «La comunità internazionale deve esigere il disarmo e il rito delle forze di Hezbollah in conformità con la risoluzione ONU 1701». «Siamo in Libano e ci rimaniamo. Israele ci rispetti», ribatte il ministro della Difesa Guido Crosetto. Tanto Crosetto quanto il segretario generale Antonio Guteress si spingono ad accusare Israele di violare il diritto internazionale umanitario.

La battaglia a colpi di dichiarazioni si snoda da 24 ore, intensa quasi quanto i combattimenti in corso da due giorni nella zona di Naqoura, nel sud del Libano, vicino alle basi militari di UNIFIL. Un lavoro che Israele apprezza, spiega l’ambasciata, ma che non è bastato a impedire a Hezbollah di costruire tunnel proprio accanto alla forza dell’ONU a guida italiana, che da 45 anni dovrebbe tenere separati gli avversari. Nei primi due giorni le perdite sono modeste – quattro feriti tra pakistani e cingalesi, qualche torretta da osservazione, qualche muro, ma a far rumore è la violazione della “santità” dell’ONU. In Italia si aggiungono i timori per i nostri militari.

«Israele apprezza gli sforzi dell’Italia per prevenire l’escalation nelle nostre aree e il suo contributo all’UNIFIL», dice l’ambasciata. «È inaccettabile», lascia filtrare da Palazzo Chigi Giorgia Meloni.

Secondo le Israel Defense Forces (IDF), non si tratta di un attacco, ma di colpi caduti durante le operazioni contro Hezbollah. Le IDF hanno ribadito di aver avvertito UNIFIL dell’imminente attacco, invitando le forze internazionali a ritirarsi o mettersi al riparo. In pratica, Israele ritiene che la necessità di eliminare la base di Hezbollah prevalga sul rispetto formale della presenza ONU, che non ha saputo impedire il crescente radicamento sul territorio libanese delle forze sciite filo-iraniane.

La questione è politica. UNIFIL è sempre stata una forza leggera, creata per tenere le parti distanti e quindi prevenire gli scontri. Con l’avvio della campagna di lancio di razzi contro Israele, questo compito circoscritto ha mostrato tutti i limiti del mandato affidato ai “caschi blu”. Di fronte alla fragilità delle strutture statali dello stato multietnico e multireligioso libanese, di fatto per quasi mezzo secolo UNIFIL ha consentito a Hezbollah di crescere al riparo di una forza internazionale inviolabile. L’intensificarsi del lancio di razzi dall’8 ottobre 2023 è il segno dell’inadeguatezza delle regole scritte al Palazzo di Vetro in un clima molto diverso da oggi. Su questo quadro si è certamente innestato lo scarso feeling tra Netanyahu e l’ONU, il cui segretario Guterres avverte come un avversario. Né ha aiutato la controversia sul personale dell’UNRWA, l’agenzia ONU per i rifugiati palestinesi, molti dei cui dipendenti sono risultati essere militanti, quadri o dirigenti di Hamas.

Se tutto ciò spiega perché Israele ritenga di non poter contare su UNIFIL per la sicurezza del proprio confine nord, è anche chiaro che la sola percezione di un attacco all’ONU contribuisce a isolare ancor più il Paese sul piano internazionale. Può darsi che, nel lungo periodo, sia necessario rivedere la missione UNIFIL e forse persino quella dell’ONU, ma è anche vero che cannonate a Naqoura potrebbero imprimere a questa svolta una direzione opposta a quella che Israele e l’Occidente preferirebbero.

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