8 Dicembre 2023
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Lavoro

Lavorare, per molti è un gesto nobile, ma sgradevole

Per molti professionisti provenienti da 12 diversi Paesi esistono criticità che rendono difficile conciliare lavoro e vita privata. Senso di realizzazione mancante, leadership immeritata, autonomia, flessibilità, sono 50 gli aspetti che complicano il rapporto delle persone con la propria professione, 6 che rendono l’ambiente di lavoro tossico.

Il lavoro nobilita l’uomo, ma non sempre gli rende gradevole l’esistenza. Anzi, sembra proprio che nella nostra attualità lo faccia sempre meno. Lo certifica una ricerca secondo la quale in tutto il mondo solo il 27% dei professionisti riesce a costruire un rapporto sereno con la propria mansione. E questo dato non riguarda coloro che sono costretti a occupazioni usuranti: a partecipare al sondaggio sono stati infatti 15.600 “knowledge worker”, ovvero i cosiddetti “lavoratori intellettuali”.

I dati sono stati raccolti nell’HP Work Relationship Index, e sono relativi a professionisti provenienti da 12 diversi Paesi del mondo. Lo studio si è occupato di oltre 50 aspetti del rapporto tra le persone e il lavoro. Tra essi spiccano il peso che la propria attività occupa nell’equilibrio privato ed esistenziale, lo spazio che essa lascia, le aspettative che crea, gli strumenti e le competenze che fornisce.

Ebbene, a quanto pare, i nodi che determinano che un ambiente di lavoro risulti sano oppure tossico sono essenzialmente sei. Fondamentale è per esempio il senso di realizzazione, che però solo il 29% degli intervistati sostiene di aver sperimentato. C’è poi la leadership, che anche i dipendenti vorrebbero che esista e che sia incarnata dai propri titolari, purché in maniera rispettosa e attenta alle esigenze del personale, un fatto che per appena il 21% del campione avviene.

Si lega al punto precedente la richiesta di maggiore attenzione alle esigenze dei lavoratori, in particolare per quanto riguarda autonomia, flessibilità e una gestione serena del proprio tempo libero. Lo certifica il fatto che sono molto elevate le percentuali di chi accetterebbe anche uno stipendio minore pur di poter lavorare dove (72%) e quando (73%) vuole. Proprio per questo motivo si richiede che anche l’ambiente di lavoro sia confortevole.

Gli ultimi due aspetti sono invece competenza e innovazione. Solo il 31% degli intervistati valuta sè stesso all’altezza dei compiti che il proprio lavoro richiede, o confida di poter migliorare le proprie capacità. In altre parole: si vorrebbero dalla propria azienda più supporto e una formazione più efficace e continua. Riguardo agli strumenti, invece, l’aspirazione generale è che essi siano tecnologicamente adeguati: solo il 23% ritiene che il proprio lavoro glieli fornisca.

Un’analisi più approfondita di questi dati arriva da Giampiero Savorelli, amministratore delegato di HP Italy, interpellato da Forbes.it: «Le aspettative dei professionisti hanno subito una profonda evoluzione negli ultimi anni. Il rapporto delle persone con il proprio lavoro è stato riconsiderato e ridefinito. Tanto che oggigiorno le implicazioni tra occupazione e vita privata si estendono ben al di là del quotidiano e della carriera. Lo scenario progredisce continuamente, e presenta importanti sfide per le aziende. E per guadagnarsi la fiducia dei dipendenti le principali sono garantire competenza a livello tecnico e tecnologico, ma anche assicurarsi che l’ambiente lavorativo sia inclusivo. A partire da un maggiore sostegno del lavoro ibrido».

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