11.07.2024
Ambiente, Scienza e tecnologia
L’impronta IA demolisce le previsioni Google sull’ambiente
Emissioni raddoppiate dal 2019 in poi. Il 2023 registra un +13% rispetto al 2022, per un totale di 14,3 milioni di tonnellate. L’obiettivo “zero emissioni entro il 2030” diventa impossibile per colpa della IA. Un solo “prompt” da parte di ciascuno utente consuma 5 milioni di litri d’acqua. Ma Bill Gates la pensa diversamente.
Erano obiettivi ambiziosi quelli di Google sulla riduzione del suo impatto climatico. Sì, erano, perché adesso, a causa della domanda di energia richiesta dai data center che alimentano i nuovi prodotti di intelligenza artificiale, il traguardo è a rischio.
Nel corso degli ultimi cinque anni, anziché diminuire, le emissioni di gas serra sono quasi raddoppiate, aumentando – secondo quanto dichiarato dalla stessa azienda della Silicon Valley – del 48%. Non solo: il rapporto ambientale annuale di Google ha evidenziato che le emissioni sono quasi raddoppiate rispetto al 2019 con il 2023 che registra un +13% rispetto al 2022, per un totale di 14,3 milioni di tonnellate. Dunque, l’obiettivo “zero emissioni entro il 2030” sembra impossibile.
Uno scenario, questo, che non promette bene: secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia il consumo totale di elettricità da parte dei data center potrebbe raddoppiare i livelli del 2022 nel 2026 e, secondo i calcoli della SemiAnalysis, arrivare entro il 2030 a utilizzare il 4,5% della generazione di energia globale. Insomma, una prospettiva scoraggiante in un periodo storico in cui si parla di crisi energetica a livello mondiale. E, a proposito di crisi, da non sottovalutare il problema idrico: secondo uno studio della Cornell University, l’intelligenza artificiale potrebbe consumare fino a 6,6 miliardi di metri cubi di acqua entro il 2027. Andando oltre le stime e in riferimento a qualche dato più concreto, secondo una ricerca effettuata dall’Università della California per far funzionare un sistema come ChatGPT-3 ci vogliono circa 500 millilitri di acqua ogni 10-15 risposte fornite all’utente. In altri termini, con 100 milioni di utenti settimanali basterebbe un solo prompt da parte di ciascuno per consumare 5 milioni di litri d’acqua. Un impatto non da poco.
Per ovviare a queste problematiche e per raggiungere gli obiettivi climatici, le grandi aziende tecnologiche hanno investito in energie rinnovabili, ma è uno sforzo che si scontra con gli impegni presi per la produzione di prodotti di intelligenza artificiale. Al contrario, secondo il patron di Microsoft, Bill Gates la IA non sarà un ostacolo per la lotta alla crisi ambientale, ma un aiuto, e a fine giugno ha minimizzato i timori sull’impatto climatico di questi sistemi: «I data center sono, nel caso più estremo, un’aggiunta del 6% alla domanda di energia, ma probabilmente solo del 2% o 2,5%. La domanda è: l’intelligenza artificiale accelererà una riduzione di oltre 6%? La risposta è: certamente». Eppure, a voler dare una lettura dei dati e delle stime, lo scenario che si prospetta è ben diverso. Ma per ora la preoccupazione maggiore è legata ancora alla paura che l’AI ci “rubi” il lavoro. Insomma, ci indicano la luna e guardiamo il dito.