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Cronaca

L’intelligenza Artificiale fa anche musica, Google e Universal si accordano

17.08.2023

Robots star in un show musicale innovativo scritto dall'intelligenza artificiale in vista dell'intrattenimento del futuro; Rimini, Italia - giugno, 2023.

Allerta nel mondo dell’arte musicale. Il Financial Times annuncia la trattativa tra Google e Universal Music Group per concedere licenze di melodie e voci di artisti affermati generati con l’Intelligenza Artificiale.

Lo spazio che l’Intelligenza Artificiale si sta conquistando è sempre maggiore, e sta toccando sempre più settori: economici, produttivi e non. Quando però circolano indicazioni sulle sue possibili applicazioni in ambito creativo e soprattutto artistico, inevitabilmente si infiammano le polemiche. Questo è il caso della musica, dopo che si è diffusa la notizia di un possibile accordo per la registrazione di brani interamente prodotti tramite IA, ma con licenza.

Ad anticipare la novità è stato nientemeno che il Financial Times, secondo cui Google e Universal Music Group sarebbero vicine a un accordo che concederebbe la licenza di melodie e voci di artisti reali, anche in brani generati dall’Intelligenza Artificiale. Un’innovazione non da poco, se si pensa che la stessa Universal rappresenta diritti e soprattutto copyright di artisti come Taylor Swift, Drake o Ariana Grande. In base a tale accordo, gli artisti potranno aderire o meno e sarà, inoltre, garantito il pagamento dei diritti d’autore a chi li detiene.

Oltre a una palese apertura alla modernità, l’iniziativa sembra mirare a una maggiore regolamentazione del settore. Basti leggere una dichiarazione firmata US Copyright Office (equivalente a stelle e strisce del nostro Ufficio brevetti e marchi) in cui si afferma che i diritti d’autore saranno garantiti solo per «opere create da esseri umani», mentre «non saranno registrate le opere prodotte da una macchina». Ma nel frattempo tra gli artisti e, paradossalmente, anche i produttori la spaccatura è totale.
Se, infatti, Robert Kyncl, CEO di Warner Music, ha affermato che «con giuste strutture l’Intelligenza Artificiale può consentire ai fan di gustarsi la musica degli artisti che amano tramite nuovi livelli di contenuti», più cauto si è mostrato Jeffrey Harleston, consigliere generale di Universal Music.

«La voce di un artista, spesso, rappresenta la più importante fonte del suo sostentamento e l’aspetto più centrale del suo personaggio pubblico», ha dichiarato durante un’audizione al Senato USA.

E gli artisti? Alcuni non hanno problemi. Non stupisce che questo elenco includa Grimes, reginetta dell’Elettropop e che ampio uso fa dei sintetizzatori. La canadese ha già reso nota la sua disponibilità a «concedere senza alcuna conseguenza la sua voce». Unica condizione: ricevere una percentuale del 50% sulle royalties. Più sorprendente il sì senza riserve di un veterano della musica mondiale come Paul McCartney, che invece, a giugno, ha preannunciato l’arrivo del «disco finale dei Beatles». Grazie proprio all’Intelligenza Artificiale, infatti, avrà modo di asportare da una vecchia registrazione inedita la voce di John Lennon e rielaborarla in brani mai pubblicati prima.
Tra i contrari, il più severo è il ben più giovane Drake (tra l’altro tra i più noti clienti di Universal). «È l’ultima goccia», si è sfogato il rapper, spesso vittima di video deepfake. Più distaccato ma non più morbido è stato invece Sting: «Non sono per nulla impressionato dall’Intelligenza Artificiale».

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