6 Novembre 2024
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Cronaca, Esteri

Ora è Martire

14.07.2024

Il candidato Trump colpito ieri durante un comizio nella Pennsylvania rurale, roccaforte delle armi. Giusto in tempo? Le ipotesi di complotto affiorano da entrambi i versanti. L’attentato segnala un ulteriore inasprimento di una campagna elettorale già molto polarizzata. Ma Biden e democratici inviano messaggi di solidarietà. Funzionerà?

Il candidato repubblicano Donald Trump è stato ferito all’orecchio destro durante un comizio a Butler, in Pennsylvania. L’attentatore ha sparato alcuni colpi con un fucile semiautomatico AR-15, ed è stato ucciso pochi istanti dopo dalle forze dell’ordine. Trump, subito allontanato dal palco, è in buone condizioni, ma una persona è morta e altre due sono rimaste ferite – non è chiaro se dall’attentatore o dalla polizia – e versano in condizioni critiche. Fin qui la cronaca di un pomeriggio di sabato che ha rischiato di trasformarsi in tragedia. Subito dopo inizia l’analisi, con domande che vanno dalla gestione della sicurezza alla matrice dell’attentato, per concludere inevitabilmente con l’impatto sulla campagna elettorale.

In mancanza di elementi certi, sul primo punto è difficile esprimere giudizi. La Pennsylvania rurale è una roccaforte delle armi e l’AR-15 ha diffusione universale. Persino la rapidità della raffica si spiega facilmente con l’uso di un “bump stock”, dispositivo che aggira il divieto di armi automatiche, da poco reso legale dalla Corte Suprema. Piuttosto, sarà interessante capire come l’arma sia entrata nel perimetro di sicurezza e come il tiratore sia arrivato su un tetto, ordinariamente ispezionato dal cielo. L’identificazione dell’attentatore in Thomas Crooks complica la comprensione delle cause.

Vent’anni, di Bethel Park, a una sessantina di chilometri da Butler, Crooks è iscritto come repubblicano nei registri elettorali. Perché dunque scagliarsi contro il candidato del proprio partito, che tre mesi fa aveva stravinto le primarie dello Stato, aggiudicandosi quasi l’83% dei voti e tutti i 62 delegati? Su questo versante è lecito aspettarsi sorprese nelle prossime ore e giorni. Difficile anche trovare un collegamento immediato con Biden e il partito democratico, contro i quali si sono subito scagliati i social repubblicani. Il presidente, già in difficoltà dopo il disastro del dibattito di due settimane fa, non avrebbe particolare interesse nel trasformare l’avversario in martire. Di contro, pochi giorni fa Kevin Roberts, presidente della ultra-conservatrice Heritage Foundation, aveva annunciato una «seconda rivoluzione americana» che sarebbe avvenuta senza spargimento di sangue «se la sinistra lo permetterà».

La dichiarazione sembra ad alcuni troppo profetica per essere estranea all’attentato. Anche perché la ferita all’orecchio sembra la “million dollar wound” cercata da tanti soldati, sufficiente a lasciare il fronte ma abbastanza lieve da non lasciare effetti duraturi. Lo conferma l’annuncio che la convention repubblicana di Milwaukee Milwaukee, non sarà rinviata. D’altro canto, un militante disposto a farsi uccidere per la causa sarebbe una novità di stampo islamico per la politica americana. Ma allora perché? Al di là delle ipotesi di complotto che affiorano da entrambi i versanti – basti pensare che, applicando alla lettera la recente sentenza della Corte Suprema sull’immunità degli atti ufficiali del presidente, Biden avrebbe potuto ordinare di uccidere Trump senza essere perseguibile! – è indubbio che l’attentato segnali un ulteriore inasprimento di una campagna elettorale già molto polarizzata.

Non a caso, Biden e i vertici del partito democratico hanno inviato messaggi di solidarietà e vicinanza a Trump. Funzionerà? La risposta verrà a Milwaukee, dove le dimensioni del cerotto sull’orecchio destro conteranno più delle parole.

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