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Cronaca, Sport

Padroneggia il fattore umano

08.07.2024

La domenica dei campioni esalta il fattore umano. A Silverstone, Sir Lewis padroneggia sul tempo e ritorna sul trono dopo 30 mesi di assenza, infrangendo uno degli ultimi record di Schiumi davanti al proprio popolo. Tre gli errori madornali della McLaren. A Sachsenring, lezione di lucidità di Pecco Bagnaia a Martin che rovina tutto all’ultima.

Ci sono domeniche in cui nel mondo del motorsport tornano a prevalere il valore umano e se vogliamo anche la poesia, andando a sovvertire ciò che si sostiene da decenni: che le vittorie sono dei mezzi meccanici e non di chi li pilota. Tutto ribaltato sia in F1 che in MotoGP, dove festeggiano i grandi campioni mentre mastica amaro chi ancora punta a diventarlo. E così, da un lato dal Sachsenring arriva una vera e propria lezione di guida e lucidità di Pecco Bagnaia a Jorge Martin, dall’altro Silverstone regala il ritorno sul trono di Lewis Hamilton, davanti al suo popolo e in un mare di lacrime ed emozione. Può sorridere anche Max Verstappen, che limita i danni in un weekend complicatissimo. Ancora tanto da imparare sia per McLaren che per Ferrari, seppure le ragioni siano profondamente diverse.

Il GP di Gran Bretagna di F1 si consuma sulla base di alcuni temi noti sin dall’inizio del weekend: sotto il cielo variabile di Silverstone, la Mercedes appariva migliore di tutti con il sereno, la McLaren pressoché imbattibile con la pioggia. In gara si alternano entrambe le condizioni, e non a caso inizialmente davanti a tutti ci sono Russell e Hamilton, poi Norris e Piastri. Quindi, appunto, gli uomini prendono il sopravvento sulle macchine.
Avviene in pista, ma anche al muretto dei box. In macchina, Hamilton si dimostra ancora una volta efficace sulla pioggia e perfetto nella gestione delle gomme sul misto, mentre i più giovani colleghi arrancano e sbagliano. Non a caso la McLaren, di nuovo più veloce dei rivali, compie almeno tre errori marchiani: negare a Piastri il pit stop nello stesso giro di Norris quando inizia il diluvio (e l’australiano esce dalla lotta per il vertice), poi richiamare Lando ai box con un ulteriore giro di ritardo e montargli le gomme soft. Alle sue spalle resuscita infatti Verstappen, prima quinto (e con il rischio di finire sesto, in un raro momento di brillantezza di Sainz) e alla fine secondo grazie alle scelte sempre perfette del suo muretto e al sorpasso su Lando.
Si finisce quindi con la festa di Hamilton, primo pilota della storia a vincere nove volte sulla stessa pista: era uno degli ultimi record di Michael Schumacher. E nella storia entrerà la commozione di Sir Lewis, che si abbandona a un abbraccio infinito con papà Anthony mentre piange a dirotto: non vinceva una gara da due anni e mezzo. Intanto Norris può solo recriminare per l’ennesima vittoria vanificata dalla troppa leggerezza nei momenti topici, e soprattutto la Ferrari si lecca le ferite.

A Maranello è, infatti, un’altra domenica da dimenticare. Sainz si illumina solo in situazioni di caos (quando tutti montano le gomme “sbagliate”), e dopo la giusta chiamata del primo pit stop chiude quinto: il massimo risultato possibile. Molto peggio va a Leclerc, nel pallone dopo il primo scroscio di pioggia che lo porta a rientrare ai box con pista ancora semi asciutta. Risultato: quando inizia a diluviare per davvero, occorre cambiare di nuovo. «Gara buttata nel cesso», ammetterà senza giri di parole dopo un 14° posto che ne certifica la crisi in corso.
Di crisi non si poteva certo parlare per Jorge Martin, presentatosi al via del GP di Germania dopo aver dominato tra il venerdì e il sabato al Sachsenring, con tanto di record della pista e successo nella Sprint Race. E anche la domenica parte bene, con una vetta della gara ripresa a un indomito Bagnaia che si mette davanti al secondo giro ritrovandosi poi alle spalle anche della Pramac di Morbidelli. A 20 giri dalla fine sembra tutto finito, ma Pecco ritrova lucidità e prestazioni iniziando una nuova, epica rimonta.
Riconquistato il secondo posto inizia, infatti, a insidiare Martin, che resiste fino a due giri dal traguardo. A quel punto compie un errore che lo fa finire nella ghiaia: Bagnaia in pochi secondi passa da -20 a +10 punti dal grande rivale, riportandosi in vetta alla classifica del mondiale. Secondo è invece ancora una volta Marc Marquez, davanti al fratello Alex: era partito 13°. A ulteriore riprova che il talento umano può ancora avere la meglio, anche ai giorni nostri.

 

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