13 Ottobre 2024
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Ambiente, Cultura

Perché la Terra partorì i Campi Flegrei?

I primi coloni attribuirono un carattere soprannaturale a questa terra, che porta con sé una storia di meraviglie lunga 33.000 anni, quando una serie di eruzioni vulcaniche misero alla luce quello che poi è diventato uno dei luoghi più antropizzati al mondo, tuttora alla ribalta della cronaca.

Quella dei Campi Flegrei è una storia lunga 33.000 anni, che inizia con una serie di eruzioni vulcaniche dalle quali sono scaturite le strutture geologiche che conosciamo. Le più devastanti sono state quelle dell’Ignimbrite Campana, avvenuta 40.000 anni fa, e del Tufo Giallo Napoletano di 15.000 anni fa. La vitalità dell’area geografica rappresenta da sempre uno stimolo per la creatività delle popolazioni. I primi coloni attribuirono un carattere soprannaturale a questa terra. È qui che Virgilio collocò il punto di origine del viaggio di Enea nel Regno dei Morti. Anche Lucrezio e Strabone descrivono le caratteristiche naturalistiche del posto. L’acqua geotermica, che arriva fino alla superficie, divenendo una calda sorgente, o che rimane imprigionata negli strati porosi della roccia, affascinò gli antichi che sfruttarono questa risorsa per vari scopi. Oltre al calore geotermico, come fonte di energia naturale, Greci, Etruschi e Romani utilizzarono le acque calde per le cure mediche, mentre l’acido borico era uno dei componenti utili alla preparazione degli smalti per la decorazione dei vasi.

Il Museo Archeologico dei Campi Flegrei, con le sue testimonianze, permette ai visitatori di attraversare i momenti più significativi delle vicende che si sono susseguite nel tempo, con scoperte di rilievo per estensione e ricchezza. Il racconto del passato è fatto di pagine dense di proiezioni e di emozioni, gli stessi sentimenti che ancora oggi possono scaturire dall’immaginario di uno dei luoghi più antropizzati al mondo e tuttora alla ribalta della cronaca. I terremoti che si susseguono hanno catturato l’attenzione di documentaristi intenti a evidenziare gli effetti sul territorio e sulle persone che lo abitano di nuove, eventuali eruzioni e rappresentano un peso nell’economia generale della percezione del rischio. Evocare gli eventi catastrofici insiti nelle concrezioni della storia è, tuttavia, uno sfoggio di effetti speciali, come evidenzia l’Osservatorio Vesuviano dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, perché non prende in considerazione le importanti attività scientifiche e di pianificazione che vedono impegnati gli esperti per la mitigazione del rischio vulcanico.

La caldera dei Campi Flegrei è monitorata continuamente grazie ad un sistema che tiene conto di molteplici parametri e che permette ai ricercatori di stilare bollettini aggiornati e facilmente consultabili. Inoltre, di raccogliere dati utili ad una visione limpida del presente. La storia eruttiva, i dati sperimentali, quelli del monitoraggio e delle simulazioni favoriscono la conoscenza di processi utili a definire prospettive future e probabilità. Gli stessi dati mostrano che lo scenario verosimile sarebbe quello di una piccola eruzione. Sono inoltre state individuale le aree esposte a pericoli come flussi piroclastici, per la zona rossa, e caduta di ceneri per la zona gialla. Anche su queste possibilità si concentrano gli sforzi di pianificazione e di gestione dell’emergenza.

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