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Scienza e tecnologia

Saturno “signore degli anelli” e del Sistema solare, presenta altre 62 nuove “Lune”

16.05.2023

Oltre agli anelli, anche 145 “lune”. È l’ultima scoperta che riguarda “The Lord of the Rings” che così sale sullo scranno più alto del Sistema solare.

Con l’identificazione di altre 62 lune, ha spodestato dal trono il fratello maggiore Giove, il pianeta che fino ad ora possedeva il record di satelliti naturali. La partita attualmente si attesta con un lapidario145 a 95 a favore di Saturno. Numeri enormi a confronto di altri pianeti come la Terra e Marte che, al massimo, possono vantare quote irrisorie (solo una Luna per noi, Fobos e Deimos per il pianeta rosso). Naturalmente la nuova scoperta, che fa schizzare il gigante gassoso al primo posto della classifica “lunatica”, fa riferimento a corpi con diametro di pochi chilometri, due o tre al massimo, e che orbitano a distanze enormi. E più che “lune” vere e proprie si tratterebbe di oggetti catturati dalla sua forza di attrazione.

A fare la nuova scoperta è stato un team di astronomi di cui fa parte un gruppo di ricercatori dell’università del British Columbia (Ubc), in Canada. L’aspetto più singolare riguarda il fatto che a intraprendere lo studio, iniziato nel 2019, sono stati due studenti del medesimo ateneo: Edward Ashton e Matthew Beaudoin. Per essere certi che gli oggetti scoperti non fossero asteroidi di passaggio vicino al pianeta, i due (ora dottori), hanno seguito per anni le loro orbite attraverso il Canada-France-Hawaii Telescope (CFHT), lo strumento astronomico localizzato sul monte Mauna Kea. Il metodo messo in campo è stato lo stesso di quello realizzato per altri due giganti gassosi del Sistema solare, Urano e Nettuno, il cosiddetto “shift and stack”. Le 145 lune di Saturno e il relativo studio (che si prefiggeva lo scopo di rilevare satelliti di almeno 3 chilometri di diametro) sono stati riconosciuti anche dall’Unione astronomica internazionale (Iau, International astronomical union).

Saturno riserva sempre grandi sorprese, l’ultima delle quali parla italiano. Nel periodo in cui i due studenti canadesi iniziavano il loro studio alla ricerca delle nuove “lune”, a la Sapienza di Roma un gruppo di giovani ricercatori del Dipartimento di Ingegneria meccanica e aerospaziale (Ivan Di Stefano, Anne Hickey, Gael Cascioli, Fabrizio De Marchi, Paolo Cappuccio, Mauro Di Benedetto, Daniele Durante, Paolo Racioppa, Antonio Genova e Andrea Di Ruscio, ndr) coordinato dal professor Luciano Iess, rendeva pubblica una scoperta sensazionale.

Una trentina di milioni di anni prima dell’estinzione dei dinosauri, causata dall’impatto di una cometa o di un asteroide, a oltre un miliardo di chilometri nello spazio, un’altra terribile collisione tra una luna di Saturno e una cometa aveva dato origine agli anelli. La prova che aveva permesso di comprendere che non si fossero formati insieme al pianetone, bensì “solo” 100 milioni di anni fa, era stata fornita dai dati raccolti durante la “trasferta” della sonda Cassini.Dopo quasi 13 anni di permanenza nell’orbita del pianeta, terminò la sua missione “tuffandosi” letteralmente nell’atmosfera del gigante gassoso. La Nasa volle spettacolizzare l’evento e battezzò la fine dell’impresa con un appellativo non proprio spaziale, ma hollywoodiano: “Il grande finale”.

Credito fotografico:

Il pianeta Saturno ripreso dal telescopio spaziale Hubble; Nasa

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