23.05.2024
Business, Cronaca, Scienza e tecnologia
Tragedia di Goethe a OpenAI?
Il co-fondatore Ilya Sutskever lascia la società fondata con Sam Altman dopo 10 anni e annuncia su X un suo nuovo progetto. Tutto succede dopo il lancio del nuovo modello di intelligenza artificiale GPT-4o capace di conversazioni realistiche con l’utente e in grado di interagire attraverso testi e immagini. Cosa dobbiamo pensare noi umani?
Di sicuro c’è che se n’è andato. L’informatico russo Ilya Sutskever, cioè il co-fondatore di OpenAI, cioè il responsabile della ricerca sull’intelligenza artificiale, ha mollato la startup nel pieno del suo boom e forse dobbiamo iniziare a preoccuparci. «Dopo quasi un decennio, ho preso la decisione di lasciare OpenAI», ha detto in un post su X. «Sto lavorando a un nuovo progetto molto significativo», ha aggiunto. E ce ne metterà a parte nei dettagli a tempo debito. Intanto la società tramite il suo CEO Sam Altman ha nominato il nuovo capo, Jakub Pachocki, già direttore della ricerca di OpenAI e responsabile dello sviluppo di GPT-4 e OpenAI Five.
Ilya Sutskever ha fondato con Sam Altman nel 2015 OpenAI con l’obiettivo di raggiungere l’AGI (artificial general intelligence), cioè l’Intelligenza Suprema, il Demiurgo della Mente, l’Entità della Noosfera dotata di un’intelligenza superiore a quella di noi poveri umani, in grado di imparare da sé a partire dall’esperienza, proprio come noi, e di ragionare su concetti astratti e di usare il linguaggio naturale. Come e meglio di noi. Sentite qualche brividino? Prima di aprire OpenAI con Altman, Sutskever è stato un protegè di Geoffrey Hinton, un pioniere dell’intelligenza artificiale, vincitore del Premio Turing (Alan Turing è il papà dei moderni computer, sua è la “macchina di Turing” degli anni Trenta, un simulatore di calcolo di un essere umano), psicologo e informatico e l’accoppiata di competenze non è per niente casuale.
L’uscita di Sutskever dalla società arriva subito dopo il lancio di GPT-4o, un nuovo modello di intelligenza artificiale capace di conversazioni realistiche con l’utente e in grado di interagire attraverso testi e immagini. Secondo i rumors Ilya Sutskever era da tempo ai ferri corti con Sam Altman e la sua uscita da OpenAI può voler dire molte cose, dagli scazzi aziendali a (azzardiamo) una divergenza di opinioni sull’evoluzione dell’AI, qualcosa di più coinvolgente e forse sconvolgente relativo all’evoluzione dell’intelligenza artificiale. Dice la medicina, la ricerca scientifica, l’arte e la musica, tutto molto bello, ma in realtà non sappiamo se essere felici o se iniziare a farcela sotto: non è che l’intelligenza artificiale, imparando come parliamo e comprendendo come funziona la nostra mente, diventerà più intelligente di noi? Il nostro pensiero corre a Hal 9000 di 2001 Odissea nello spazio e per ora la premessa non ci sembra delle migliori.
Del resto nemmeno è necessario scomodare i massimi sistemi: restando con i piedi per terra, pensiamo ai pericoli rappresentati da cyber attacchi alle aziende e dalle truffe a danno dei cittadini, ma anche alla precarietà della proprietà intellettuale dei contenuti quali che essi siano e alla famigerata privacy. Un esempio? Le applicazioni di Sora OpenAI, l’intelligenza artificiale che genera video a partire dai testi: niente regia, niente casting, niente storyboard, niente direttore della fotografia, niente attori, da qui in avanti una miriade di figure professionali può diventare una razza in via di estinzione. Un assaggio mediatico lo abbiamo avuto con lo sciopero di attori e sceneggiatori di Hollywood dell’anno scorso e il conseguente stop a cinema, serie tv, streaming e teatro. Per non parlare della conferma, a gennaio di quest’anno qui in Italia, delle contestazioni a Chat GPT da parte del Garante della Privacy per la raccolta illecita di dati personali degli utenti.
L’impressione è che l’evoluzione di Chat GPT generi più ombre che luci e l’uscita di Ilya Sutskever dalla società non ci vieta di pensare (anche) a quella tragedia di Goethe e a quel dottor Faust al quale a un certo punto slittò la frizione.
Credito fotografico: openai.com/index/hello-gpt-4o/