10.07.2023
Tutto gira intorno a Kiev e Pechino, le future priorità strategiche di Washington

Bombe a grappolo per Kiev, caccia F-16 avanzate alla Turchia, esercitazioni nell’area scandinava e molti altri segnali politici confermano l’importanza strategica del contenimento dell’aggressività russa per gli USA. Pesa la Cina come competitore globale nel XXI secolo.
Prima il viaggio in Cina del Segretario di Stato Blinken, poi quello della Presidente della Banca Centrale Yellen, presto forse l’incontro tra i Presidenti Biden e Xi Jinping. Mentre tutti gli occhi sono puntati sull’Ucraina, il dialogo diplomatico tra Stati Uniti e Cina è sempre più intenso. Intendiamoci: la decisione di inviare “bombe a grappolo”, la promessa di vendere alla Turchia caccia F-16 nell’avanzatissima versione Block 70/72, le esercitazioni NATO nell’area scandinava sono tutte indicative dell’importanza strategica del contenimento dell’aggressività russa per la politica estera statunitense. Di più, dal lungo lobbismo di Paul Manafort per Yanukovich al consulente di Hunter Biden per la società Burisma, fino alla telefonata ricattatoria con Zelensky che portò al primo impeachment di Trump, l’Ucraina gioca da almeno vent’anni un ruolo importante nella politica statunitense. Se non si può dire che tutto giri intorno a Kiev, è senz’altro corretto dire che il suo peso è superiore a quello di molte potenze regionali.
Con l’incertezza sull’andamento delle operazioni e l’ormai prossima apertura della campagna presidenziali USA 2024 – le primarie repubblicane inizieranno con i caucus dell’Iowa il 15 gennaio, tra sei mesi esatti – è dunque lecito chiedersi quali cambiamenti possano esserci all’orizzonte della politica estera statunitense. Con una necessaria premessa: molto dipenderà dai prossimi mesi sul fronte ucraino. Il crollo di uno dei due contendenti – più probabilmente la Russia, costretta dal golpe Prigozhin a dirottare energie e attenzione sul fronte interno, comprimendo ancor più la già scarsa capacità d’iniziativa – potrebbe cambiare in un baleno lo scenario a breve termine.
A medio-lungo termine, è improbabile un cambiamento nelle priorità strategiche di Washington. Dal “pivot to Asia” lanciato nel 2011 sotto la presidenza Obama allo scontro sotto l’amministrazione Trump, fino all’attuale sottolineatura della riduzione della dipendenza dai materiali strategici cinesi (una su tutte, le terre rare), gli USA vedono da tempo la Cina come competitore globale nel XXI secolo. È molto improbabile che questo assunto cambi nei prossimi vent’anni, benché possa esservi qualche cambiamento nelle forme della sfida, specialmente se Pechino dovesse tentare una mossa militare contro Taiwan.
Maggiori incertezze presenta il rapporto con la Russia. La crisi innescata dall’insicurezza identitaria russa – in parole povere, l’essere stati declassati a un ruolo secondario rispetto alla Cina – può ancora concludersi in modi diversi. Posto che, pare definitivamente tramontato il conseguimento degli obbiettivi di Putin dell’attacco all’Ucraina, è impossibile dire se si assisterà ad una sconfitta per logoramento, a un cambio di regime in cambio del ripristino di rapporti con l’Occidente, alla graduale trasformazione in vassallo della Cina. L’ultimo sarebbe senz’altro sgradito agli USA, perché darebbe a Pechino accesso privilegiato alle infinite materie prime russe.
Nel breve periodo, su questo incideranno senz’altro considerazioni di politica interna americana. Come dimostra il recente viaggio di Mike Pence in Ucraina, per ogni Trump ammiratore di Putin vi è un repubblicano forgiato nella tradizione del confronto USA-URSS e perciò riluttante a cedere alle pretese di Mosca. Anche qui, più che la sostanza del rapporto potrà cambiare la sua forma esterna.
Sempre che Zelensky non riesca a chiudere la partita vittoriosamente di qui a luglio 2024, o che, conversamente, Putin non faccia qualche sciocchezza galattica come distruggere una centrale nucleare o lanciare testate tattiche, firmando non solo la fine del proprio regime personale, ma anche la fine della Russia come grande potenza.