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Ue,Meloni ‘chiama’ destre. Segnali con Le Pen, tiepida su Ursula

19.05.2024

La leader francese: punti in comune. La partita di Salvini, altolà di Fi

Madrid, 19 mag. (askanews) – Il repertorio è quello classico. La scelta, chiaramente, è puntare sui temi identitari e sorvolare su quelli divisivi (nessun accenno, per esempio, all’Ucraina). D’altra parte la platea è la stessa di ‘Yo soy Giorgia’ e, soprattutto, fra tre settimane si vota per le elezioni europee. La presidente del Consiglio interviene in video collegamento al maxiraduno delle destre organizzato dal leader di Vox, Santiago Abascal, a Madrid. La star della giornata per i sostenitori che affollano palazzo Vistalegre (l’organizzazione parla di quasi 11mila persone) è il presidente dell’Argentina, Javier Milei. Un lungo intervento, costantemente sopra le righe, che comincia cantano la canzone ‘Yo soy el león’ del gruppo La Renga e finisce creando un caso diplomatico con il governo spagnolo che decide di richiamare l’ambasciatore dopo le sue frasi sulla moglie “corrotta” di Sanchez.

Per tutti i leader europei presenti, dall’ungherese Viktor Orban al portoghese Andrè Ventura, dal polacco Mateusz Morawiecki a Marin Le Pen, è un’occasione di campagna elettorale. Lo è anche la narrazione di una destra che riuscirà a spostare a tal punto il baricentro delle istituzioni di Bruxelles da mettere all’angolo il contributo del Partito socialista, ma c’è anche la consapevolezza che questa volta si potrà pesare come non mai negli equilibri europei.

E’ campagna elettorale anche per Giorgia Meloni l’unica, però, tra i presenti ad avere anche una responsabilità di governo. “Un cambio in Europa – dice – è possibile se i conservatori europei saranno uniti. Siamo il motore del rinascimento del nostro continente. Per la prima volta l’esito delle elezioni potrebbe sancire la fine di maggioranze innaturali e controproducenti”. Il suo intervento è una chiamata iper identitaria alle destre. La premier, nei suoi 15 minuti di speech, parla di una Europa “stanca e sottomessa”, attacca “chi vuole mettere in discussione la famiglia, quale pilastro della nostra società”, chi vuole “introdurre la teoria gender nelle scuole” e chi “intende favorire pratiche disumane come la maternità surrogata”. Meloni punta il dito anche contro la sinistra “accecata dal desiderio di cancellare le identità”. Parole che suscitano l’ira della segretaria del Pd, Elly Schlein. “Noi fieri antifascisti”, è lei che “dopo un anno e mezzo al governo sta cancellando la libertà delle persone”, la replica.

Ma c’è un passaggio del discorso di Meloni, apparentemente senza mittente preciso. “La legislatura europea 2019-2024 è stata contrassegnata da priorità e strategie tutte sbagliate”, dice. Nessun riferimento esplicito a Ursula von der Leyen. Ma di certo quelle parole, che in realtà nella sostanza non chiudono nessuna porta, potevano facilmente suonare come musica alle orecchie di chi ha già detto apertamente che non si schiererà mai per un bis dell’attuale presidente della commissione europea. Ossia, la stessa Vox ma anche il Rassemblement national che pure in Europa non fa parte del gruppo dei Conservatori ma di quello di Identità e democrazia in cui siede anche la Lega. D’altra parte, seppure a distanza, la convention di Madrid si è trasformata in una occasione di riavvicinamento tra Giorgia Meloni e Marin le Pen dopo mesi di rapporti altalenanti. Lo spiegano nella delegazione italiana e lo confermano le parole della stessa leader della destra francese: “Ci sono dei punti in comune”.

Questo filo di dialogo, però crea – per opposte ragioni – agitazione tra gli alleati di governo. Per Matteo Salvini, che dopo queste elezioni Europee dovrà probabilmente fare i conti con percentuali al di sotto delle aspettative, il legame con la presidente di Rn è un punto di forza a Bruxelles, che non intende certo perdere. Per questo mette subito il cappello sulle sue dichiarazioni. “Le parole di Marine Le Pen alla kermesse di Vox – fa sapere la Lega – sono sagge e confermano la necessità che tutte le forze di centrodestra si uniscano per cambiare finalmente l’Europa. È necessario che la totalità dei partiti alternativi alla sinistra, anche in Italia, confermino l’indisponibilità ad alleanze innaturali con i socialisti o con il bellicista Macron”.

Prospettiva completamente diversa per Forza Italia che, come esponente del Ppe in Italia, ha da sempre marcato la distanza dai partiti di Id, non solo i tedeschi di Afd ma anche dalla stessa Le Pen. E lo fa ancora di più in questa fase in cui l’idea è quella di distinguersi in campagna elettorale come forza moderata, o “rassicurante” come recita lo slogan scelto dal segretario Antonio Tajani.

Non piace, infatti, il progetto esplicitato dal ministro della Difesa, ed esponente di Fdi, Guido Crosetto. “Per l’Europa spero in un’alleanza che comprenda il centrodestra e la destra, perchè l’alleanza che ha governato finora ha fatto scelte drammatiche”, afferma.

A dettare la linea degli azzurri è il capogruppo al Senato, Maurizio Gaparri. Marine Le Pen “è ostile all’Europa, come potremmo governare insieme l’Unione? Siamo saldamente alleati a Meloni e Salvini, e con loro siamo pronti a governare ovunque, ma noi che siamo un pilastro del Ppe pensiamo che l’alternativa alle sinistre si costruisca con chi è compatibile”.

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