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Una sola terra, l’invito a prendersi cura del nostro Pianeta

04.06.2023

#OnlyOneEarth, così il 5 giugno di due anni fa è stato deciso lo slogan della Giornata mondiale dell’Ambiente. Ma ancora oggi, solo il 18 per cento della spesa annunciata per la ripresa post Covid si può considerare “verde”. Non è ancora abbastanza per invertire la rotta.

È trascorso più di mezzo secolo dalla prima Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente, tenutasi a Stoccolma dal 5 al 16 giugno del 1972. In quell’occasione venne adottata la Dichiarazione di Stoccolma che definì i 26 principi sui diritti e le responsabilità dell’uomo in relazione all’ambiente. È così che la data del 5 giugno è diventata Giornata mondiale dell’Ambiente, appuntamento promosso per sensibilizzare sui temi della tutela e della salvaguardia della Terra.

Il tema e l’hashtag ufficiale della campagna 2023 è #OnlyOneEarth (#UnaSolaTerra). Un monito, piuttosto che uno slogan. C’è chi non vuole ammetterlo, chi pensa di rimandare alla prossima sessione di confronto, chi pensa di prendere tempo. Ma il tempo scarseggia, anzi per molte situazioni contingenti può dirsi abbondantemente scaduto, e i ritardi accumulati si abbatteranno inevitabilmente sulle nuove generazioni, che rischiano di pagare in termini di qualità e salubrità dell’ambiente in cui si vive e opera, oltre che in termini economici.

La ripresa dall’emergenza Covid 19 avrebbe dovuto rappresentare, per il mondo intero, ma soprattutto per le economiche maggiormente industrializzate, l’occasione per impostare criteri e strategie che puntassero al risparmio delle risorse non rinnovabili e alla conservazione degli habitat. Allo stato attuale, da un’analisi della spesa di 50 economie leader, condotta dall’Economic Recovery Project di Oxford e dal Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP), solo il 18 per cento della spesa annunciata per la ripresa si può considerare «verde».

Eppure, studi analitici dimostrano come la crescita della produzione di energia da fonti rinnovabili e l’aumento della superficie forestali siano sufficienti a ridurre la povertà estrema del 15% rispetto allo scenario che si presentava prima della pandemia. In caso contrario, è davvero alto il rischio di vedere incrementare l’esodo progressivo di intere popolazioni da aree non più vivibili e, nel contempo, il costo sociale delle malattie riconducibili all’inquinamento.

Sono tre gli obiettivi da perseguire:

  • la protezione della salute umana;
  • la sicurezza delle risorse alimentari;
  • la difesa di aria, acqua e suolo.

Il 5 giugno di due anni fa si diede inizio ufficialmente al Decennio delle Nazioni Unite per il Ripristino dell’Ecosistema, introdotto con la missione globale di far rivivere miliardi di ettari, dalle foreste ai terreni agricoli, dalla cima delle montagne alle profondità del mare. Qualcosa si è fatto, ma non abbastanza per invertire la rotta. Perché i danni all’ambiente continuano ad essere più marcati delle bonifiche. Così come non è sufficiente dedicare attenzione un giorno all’anno al grande problema della conservazione della biosfera. Per cominciare a uscire dalla spirale che avvolge il pianeta, occorre investire, probabilmente a costo di sacrifici, ma soprattutto innovare per garantire a tutti di poter accedere all’economia sostenibile.

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