28.11.2023
“Colonizzatore e schiavista” sono le accuse rivolte all’esploratore e navigatore più famoso al mondo. Dopo oltre 500 anni dalle sue imprese, un gruppo di astronomi avanza la petizione di cancellare il nome di Ferdinando Magellano dal cielo e dalle navicelle spaziali. 1.708 i firmatari.
«La bellezza di alcuni oggetti celesti è offuscata dal loro nome. Per quanto riguarda le Nubi di Magellano si onora un uomo che fu colonizzatore, schiavista e assassino». Testo e musica di Mia de los Reyes, astrofisica dell’Amherst College in Massachusetts, che in un recente articolo sulla rivista Physics ha lanciato un appello all’Unione astronomica internazionale (Uai) affinché il nome di Ferdinando Magellano sia cancellato dalle mappe del cielo stellato.
E non solo. Povero Ferdinando. Essere stato il primo ad attraversare l’Oceano Pacifico e a guidare la prima circumnavigazione del globo (anche se non ne vide la conclusione a causa della sua morte) gli è servito ben poco. Dopo oltre 500 anni da quelle esplorazioni una petizione vuole offuscare il suo nome e le sue gesta. Il motivo? Presto detto. Per la Reyes e compagni Magellano si è macchiato di «atti orribili riducendo in schiavitù i nativi di Tehuelche (l’attuale Argentina, ndr), mentre a Guam e nelle Filippine lui e i suoi uomini bruciarono villaggi e ne uccisero gli abitanti». Ma le bordate continuano perché, sempre secondo l’astrofisica (guarda caso di origini filippine), Magellano «rappresenta uno dei simboli di una violenta eredità colonialista. Chiediamo dunque alla comunità scientifica di rinominare le galassie così come altri oggetti astronomici, istituzioni e strutture che portano il suo nome».
In effetti Magellano appare attualmente in oltre 17.000 articoli accademici e non va poi dimenticato che il suo nome è legato ad una serie di oggetti astronomici e spaziali: le Nubi di Magellano, appunto, un cratere lunare e uno su Marte; una navicella spaziale (la Magellan della NASA); i telescopi gemelli Magellano da 6,5 metri e, più recentemente, anche un telescopio di nuova generazione in fase di realizzazione in Cile, ovvero il Giant Magellan Telescope. Ma la battaglia non finisce qui perché Mia de los Reyes apre un altro fronte, un fronte che riguarda se stessa e le sue origini: «Io, ad esempio -spara l’astronoma-, sono la prima donna di origine principalmente filippina a diventare professoressa di astronomia negli Stati Uniti. La mancanza di accesso alle risorse ha storicamente impedito ai filippini di partecipare alla ricerca astronomica». Un’altra vittima del revisionismo storico? Chissà, di sicuro Magellano non sembra essere il solo. Prima di lui sotto accusa, sempre nel campo astronomico-spaziale, c’era finito James Webb, ex amministratore della Nasa accusato di omofobia, a cui è stato intitolato il telescopio spaziale lanciato nel Natale del 2021 e ora grande protagonista di incredibili scoperte e immagini del cosmo.
A sollevare dubbi sull’intitolazione furono quattro scienziati (Chanda Prescod-Weinstein, Sarah Tuttle, Lucianne Walkowicz e Brian Nord) supportati da una petizione con ben 1.708 firmatari. Un’inchiesta scagionò Webb e il nome del telescopio spaziale non fu cambiato. Per Magellano il giudizio è sospeso.