10 Dicembre 2023
Milano, 6°

Società

Vita da schermo, obesi con il cervello: otto italiani su dieci soffrono il “Tecnostress”

Ci si i alza e si dorme con lo smartphone in mano; si mangia, si cammina, si lavora, si socializza, si fa tutto guardando lo schermo cerca 200 volte al giorno; un vero incubo. Italiani tecnostressati, e i socialnetwork contribuiscono negativamente aumentando la dipendenza, ma esiste una strategia funzionale per salvaguardare la nostra salute mentale e fisica.

Si tratta di uno strumento di svago, di lavoro, sempre più spesso addirittura un modo per conservare o stringere rapporti sociali. Nel tempo però è diventato anche una fonte di dipendenza, tanto da catturare l’attenzione degli esperti di medicina e psicologia. Stiamo parlando dello schermo, magari del pc o più frequentemente quello dello smartphone. Da cui, dati alla mano, sempre più italiani non riescono proprio ad allontanarsi.

Questo è l’allarme lanciato da Enzo Di Frenna, fondatore di Netdipendenza Onlus, che in un’intervista per Adnkronos Salute ha dato anche una precisa definizione al fenomeno: “tecnostress”. Una vera e propria piaga sociale, dato che colpisce addirittura 8 persone su 10. E la cui crescita è esponenziale, tenuto conto del fatto che solo nel 2015 i cittadini del nostro Paese che ne erano afflitti erano 5 su 10.

«Nel 2015 effettuammo una ricerca su 2mila lavoratori digitali, secondo la quale il 50% era tecnostressato. Nel frattempo, l’uso dei social network è diventato ancora più massiccio, e stiamo assistendo anche alla diffusione dell’Intelligenza Artificiale. Di conseguenza questa percentuale è probabilmente salita fino a riguardare l’80% della popolazione generale», ha spiegato Di Frenna.

E il tecnostress non fa distinzioni, né per fasce d’età che a livello sociale: «Questa percentuale altissima si spiega a causa del forte aumento dell’utilizzo dei dispositivi tra giovani e giovanissimi. Ma riguarda anche lavoratori che in precedenza non erano esposti a tale rischio. Penso per esempio agli agricoltori, che oggi più che in passato utilizzano pc o droni per gestire le proprie aziende». Il modo per capire se si è “tecnostressati”, secondo Di Frenna, è facile:

«Il profilo di chi soffre di questo problema è quello di chi, appena si sveglia al mattino, controlla subito il cellulare. Poi trascorre almeno 30 minuti consultando notizie o dedicandosi ad altre attività, prima ancora di fare colazione. Abbiamo calcolato poi che nell’arco di una sola giornata controlla il telefono circa 200 volte. Nel 2014 erano in media 150. Poi, anche la sera, il tecnostressato controlla il dispositivo come ultima attività prima di addormentarsi».

Le conseguenze di tutto questo possono essere pesanti anche per la salute: «Si è esposti a frequenti mal di testa, insonnia, attacchi d’ansia. Ma la conseguenza più grave è il maggiore rischio di incorrere in veri stati di depressione. Di fatto è una malattia, una dipendenza in piena regola. Ed è necessario staccarsi, come quando il troppo cibo genera obesità. In questo caso a diventare “obeso” è il cervello».

La soluzione non è facile, ma esiste: bisogna costringersi al cosiddetto “digiuno digitale”. Di Frenna lo inquadra così: «Si può prevenire il tecnostress tramite escursioni immersi nella natura. Vanno affrontate spegnendo i dispositivi e riponendoli in un cassetto o una custodia. Ma si può uscire dalla dipendenza anche a casa propria, con specifici addestramenti che io stesso aiuto le persone ad adottare. È come un incantesimo, da cui per fortuna ci si può sempre risvegliare».

Condividi