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Cultura, Eventi

1.200 scout italiani in Corea del Sud, per il movimento educativo rimasto nella storia

02.08.2023

Foto un gruppo di scout italiani al XXV Jamboree in Corea del Sud

Autoeducazione, servizio verso il prossimo, un pizzico di avventura e vita a contatto con la natura. Al via in Corea del Sud il XXV World Jamboree.

Lupi, tori, corvi e chiurli. Quattro squadriglie e una manciata di ragazzi, perlopiù provenienti da ceti popolari, per un appuntamento rimasto nella storia. Una storia che continua anche ai nostri giorni.

È il primo agosto del 1907, sull’isola di Brownsea, a sud della Gran Bretagna, lord Robert Baden Powell dà vita al primo campo scout. Il generale eroe di Mafeking (la città assediata e poi liberata durante la guerra anglo-boera) vuole impegnare i giovani in una nuova forma di aggregazione, un movimento educativo con lo scopo di formare il buon cittadino.

Ma Bp (così lo chiamano affettuosamente gli scout) è dubbioso,  spiega a qualche giornalista che era venuto a conoscenza del campo:

«Si tratta di un esperimento che non merita l’attenzione del pubblico. Spero che la proposta evolva in qualcosa di ben più importante, ma per ora è un’esperienza molto limitata…»

Un salto di 116 anni e arriviamo a questa calda estate del 2023 per ricordare che quei primi ventuno ragazzi si sono “moltiplicati” in maniera esponenziale e attualmente, sparsi in ogni angolo della Terra, sono diventati quasi 40 milioni. E proprio in questi giorni (dal primo al 12 agosto) si tiene in Corea del Sud (a SaeManGeum, una località a 200 chilometri a sud di Seoul) il XXV World Scout Jamboree, l’evento clou dei giovani esploratori provenienti da ben 170  Paesi, tra cui 1.200 direttamente dall’Italia.

«Secondo l’intuizione del fondatore dello scautismo – si legge in una nota della Fis, (Federazione italiana dello Scoutismo – ogni quattro anni, a partire dal 1920, rappresentanti degli scout di tutto il mondo si riuniscono in questo evento di fraternità internazionale». Il motto del 2023 è Draw your dream (Disegna il tuo sogno) ed esprime il desiderio di rendere l’evento e il suo percorso un’opportunità per coltivare le proprie speranze e i propri sogni.

«Lo Scautismo – risponde direttamente dalla Corea Matteo Spanò, presidente della FIs – è una risposta attuale alla nostra società perché è una proposta di vita comunitaria, in cui ciascuno sviluppa la propria identità e ha un suo ruolo, in cui l’impegno e la responsabilità del singolo sono indispensabili per la crescita della comunità. L’esperienza comunitaria aiuta la ragazza e il ragazzo ad acquisire fiducia in loro stessi e ad aprirsi agli altri, grazie al senso di appartenenza e al clima di fraternità, di gioia, di rispetto e di fiducia».

Autoeducazione, servizio verso il prossimo, un pizzico di avventura e vita a contatto con la natura. Pare proprio che lo Scoutismo non passi mai di moda visto che l’Italia, tra Agesci (Associazione guide e scout cattolici italiani) e Cngei (Corpo nazionale giovani esploratori ed esploratrici italiani), conta quasi 200mila ragazzi (180 mila per l’Agesci, 14 milia per il Cngei).

«Per i nostri 1.200 ragazzi italiani qui in Corea – dichiara Giorgia Caleari, Capo Contingente FIS – sarà un’esperienza unica che resterà a lungo nei loro cuori. Incontreranno tante culture diverse e avranno modo di sperimentare cos’è lo scautismo a livello mondiale e in particolare la fratellanza internazionale. Il Jamboree è il luogo privilegiato dove vivere la bellezza dell’amicizia, della conoscenza dell’altro e del rispetto della diversità. Vivendo questo saranno portatori di pace»

Fra quattro anni, nel 2027, è stata già confermata la nazione che ospiterà il XXVI Jamboree. Stavolta è stata scelta l’Europa, e più precisamente la Polonia. Del resto, gli scout non hanno mai fretta, attenderanno fiduciosi la loro nuova avventura. Tenacia, pazienza, aiuto verso il prossimo e, soprattutto, ricordando il loro motto, Estote parati, sempre pronti.

Credito fotografico:: FIs, Federazione italiana dello Scoutismo

 

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