4 Luglio 2025
/ 4.07.2025

2024, per l’Italia l’anno più caldo di sempre

Dal nuovo rapporto SNPA un quadro chiaro e preoccupante del clima nel nostro Paese: mari roventi e Sud a secco. E il 2025 finora conferma il trend

Il 2024 passerà alla storia come l’anno più caldo mai registrato in Italia. Lo certifica il nuovo rapporto “Il clima in Italia nel 2024”, diffuso dal Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (SNPA), una rete che riunisce l’Ispra e le Agenzie regionali e provinciali per l’ambiente. Il dato che spicca su tutti è quello della temperatura media annuale, salita di +1,33°C rispetto alla media del trentennio 1991-2020. Ancora più marcata l’anomalia per le temperature minime: +1,40°C. E ovviamente l’aumento rispetto all’era preindustriale è più alto.

Si tratta di un picco che riflette perfettamente il trend osservato su scala europea. Ogni mese del 2024 è stato più caldo della media, con un febbraio particolarmente anomalo, che ha superato i valori storici di +3,15°C. Su base stagionale, l’inverno è risultato il più caldo dal 1961: ben +2,18°C sopra la media, consolidando l’immagine di un Paese in cui anche le stagioni più fredde stanno perdendo mordente.

Pioggia al Nord, sete al Sud

Il 2024 è stato segnato da una forte disparità idrica lungo la penisola. Le precipitazioni totali sono risultate superiori alla media dell’8%, ma con una distribuzione fortemente squilibrata: il Nord Italia ha ricevuto il 38% di pioggia in più rispetto alla media, mentre il Sud e le Isole maggiori hanno registrato un calo del 18%, aggravando lo stato di siccità che si è protratto per lunghi mesi.

 Mediamente, su scala annuale, quasi il 50% dell’Italia (prevalentemente Sud Italia e Isole maggiori) è stato colpito da siccità, da estrema a moderata, per effetto combinato della riduzione di precipitazione e dell’aumento della quota di evapotraspirazione dovuto alle alte temperature.

La situazione peggiore si è registrata in Sardegna e Sicilia, dove l’indice CDD (Consecutive Dry Days: misura il numero massimo di giorni asciutti consecutivi) ha toccato valori estremi: fino a 146 giorni senza piogge. Il cambiamento climatico sta scavando un solco tra Nord e Sud anche nella disponibilità d’acqua.

Mari caldi come non mai

Non solo l’atmosfera, ma anche il mare ha battuto ogni record. La temperatura superficiale dei mari italiani nel 2024 ha toccato un’anomalia media di +1,24°C rispetto alla media climatologica di riferimento. Il picco si è verificato ad agosto (+2,16°C), seguito da un luglio comunque molto caldo (+1,74°C). È un trend di riscaldamento marino in corso dal 2007 con l’unica eccezione del 2010.

Questo surriscaldamento ha implicazioni dirette su biodiversità, pesca, eventi estremi e innalzamento del livello del mare. Un mare più caldo alimenta fenomeni come le meduse tropicali, le mareggiate violente e lo sbiancamento dei coralli: un campanello d’allarme anche per l’economia costiera e la sicurezza delle comunità rivierasche.

L’acqua non basta più: ritorna, ma non compensa

La buona notizia arriva dal Nord: la disponibilità totale di risorsa idrica nel 2024 è stata stimata in 157,9 miliardi di metri cubi, un valore superiore del 18,3% rispetto alla media storica. Ma questo non basta a invertire un trend che, dal 1951, è in costante discesa. Serve una gestione più oculata, che non sprechi i picchi occasionali di abbondanza ma li trasformi in riserve strategiche contro i lunghi periodi di secca.

Anche la distribuzione stagionale è stata irregolare: estate con piogge inferiori del 12% rispetto alla norma, mentre primavera, inverno e autunno hanno registrato anomalie positive. I mesi più secchi sono stati novembre (-71%), paradossalmente tra quelli che storicamente portano più pioggia, e luglio (-35%).

Eventi estremi, ferite ancora aperte

A corredo dei dati termometrici e pluviometrici, il rapporto SNPA elenca una lunga serie di eventi meteo estremi. Uno dei più drammatici è l’alluvione del 29-30 giugno in Valle d’Aosta e Piemonte settentrionale, con piogge eccezionali che hanno provocato esondazioni, colate detritiche, erosioni e danni estesi. Un copione che si è ripetuto in autunno in Emilia-Romagna, colpita da nuove alluvioni su terreni già saturi d’acqua.

Questi episodi mettono in evidenza la fragilità del territorio italiano di fronte a un clima sempre più instabile. E mostrano quanto urgente sia dotarsi di infrastrutture adeguate, sistemi di allerta efficaci e politiche territoriali capaci di adattarsi alla nuova normalità.

L’Italia, con i suoi +1,33°C, si inserisce pienamente nel contesto europeo: il 2024 è stato anche per l’Europa l’anno più caldo mai registrato. Ma ciò che rende questo dato ancora più preoccupante è la continuità del trend: da inizio secolo, le anomalie positive si ripetono con regolarità quasi matematica. Il riscaldamento non è un evento eccezionale, è diventato il nuovo standard.

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