New York si è svegliata ieri con l’aria frizzante: 8 gradi al via sul ponte da Verrazzano, sole pieno e al via 55 mila corridori venuti da 150 Paesi. È partita così la 54ª edizione della Maratona di New York, con Frank Sinatra a dare il ritmo e il pubblico a trasformare le strade in un’onda di tifo e colori.
Alla fine, come spesso accade, è stata una sfida tutta kenyana. Benson Kipruto, atleta allenato dall’italiano Claudio Berardelli e già vincitore a Tokyo, Chicago e Boston, ha tagliato il traguardo di Central Park in 2:08:09, appena 16 centesimi davanti al connazionale Alexander Mutiso Munyao, campione di Londra 2024. Terzo un altro kenyano, Albert Korir, in 2:08:57. Un dominio totale che conferma l’incredibile scuola di maratoneti del Kenya.
Tra le donne, la scena è tutta per Hellen Obiri, 35 anni, ex mezzofondista che si ripete a New York dopo il successo del 2023. Anche lei keniana: ha chiuso in 2:19:51, bissando un trionfo che la proietta tra le più grandi di sempre.
La festa e la leggenda che saluta
In gara anche Eliud Kipchoge, due volte campione olimpico, che ha scelto New York per concludere la sua carriera: non è stato protagonista, ma il suo arrivo ha strappato un’ovazione da pelle d’oca. A bordo strada, tra bandiere e tamburi, si respirava la solita magia di una corsa che è anche rito collettivo: dai ponti sospesi al frastuono di Manhattan, fino al traguardo tra gli alberi di Central Park.
La sicurezza è stata massiccia, con diecimila barriere e un esercito di agenti, droni ed elicotteri a vigilare sul percorso. Ma la giornata è filata via liscia, illuminata dal sole e dal sorriso di chi ha varcato il traguardo.
L’Italia corre e guarda avanti
Tra i circa duemila italiani in gara, il migliore è stato Daniele Meucci, undicesimo in 2:10:40. E proprio l’Italia guarda a New York come a un modello: la delegazione dell’Acea Run Rome The Marathon era presente all’Expo della gara americana con uno stand ufficiale, un privilegio riservato a pochissime maratone al mondo. Fabio Squinzi, responsabile dell’evento romano, ha spiegato che “la New York Marathon con la sua storia e il suo blasone è un punto di riferimento. Essere qui è un riconoscimento importante che ci permette di crescere ancora”.
Non è solo promozione: tra Roma e New York si parla concretamente di un gemellaggio tra le due maratone, un ponte ideale tra il Colosseo e Central Park, tra la città eterna e quella che non dorme mai. Se andrà in porto, la corsa più famosa del mondo e quella che più sta crescendo in Italia potrebbero presto condividere più di una visione: la voglia di unire sport, turismo e sostenibilità in una sola, lunga falcata.
															