6 Novembre 2025
/ 6.11.2025

In bilico Stegra, l’unicorno svedese dell’acciaio green

​Una crisi di liquidità minaccia di far deragliare l'intero progetto. L'impianto, realizzato per oltre il 60%, dovrebbe produrre 2,5 milioni di tonnellate annue di acciaio verde utilizzando idrogeno prodotto da fonti rinnovabili

Vediamo se almeno questo “unicorno verde” sarà possibile strapparlo dalle grinfie delle difficoltà finanziarie e industriali che stanno per strangolarlo. Parliamo di Stegra, l’ambiziosa startup che promette di rivoluzionare l’industria dell’acciaio con una produzione a basse emissioni di carbonio, e che ora si trova ad affrontare una severa crisi di liquidità che minaccia di far deragliare l’intero progetto. La società, che sta costruendo il suo primo impianto nella Svezia settentrionale, è alla ricerca di 975 milioni di euro di nuovi finanziamenti per evitare il collasso.

La situazione è diventata così critica che l’azienda brucia circa 280 milioni di euro al mese. Secondo le stime più recenti, dispone di liquidità sufficiente per appena un mese e mezzo di operatività. Questo campanello d’allarme ha spinto Stegra a nominare nel proprio consiglio di amministrazione Aidan de Brunner, un esperto di ristrutturazioni aziendali attualmente impegnato anche con la problematica società idrica britannica Thames Water.

Già raccolti 6,5 miliardi di euro

Il progetto, che ha già raccolto 6,5 miliardi di euro negli ultimi quattro anni, doveva essere il fiore all’occhiello della transizione industriale verde svedese. L’impianto, realizzato per oltre il 60%, dovrebbe produrre 2,5 milioni di tonnellate annue di acciaio verde utilizzando idrogeno prodotto da fonti rinnovabili anziché combustibili fossili, in un settore che rappresenta il 7% delle emissioni globali di carbonio. Fatto sta che i costi di costruzione e del personale sono lievitati drasticamente nel 2024, portando a una perdita operativa di 2 miliardi di corone svedesi (circa 200 milioni di euro). A complicare il quadro si sono aggiunti i ritardi nell’erogazione dei contributi statali – dei 265 milioni di euro promessi ne sono arrivati solo 100 – e la necessità di costruire infrastrutture ferroviarie e portuali inizialmente non previste.

Le similitudini con il caso Northvolt, il produttore di batterie per veicoli elettrici dichiarato fallito all’inizio dell’anno, sono evidenti. Tanto più che entrambe le società condividono non solo un modello di finanziamento basato su un intricato sistema di prestiti, garanzie e sussidi pubblici, ma anche un investitore chiave: il finanziere Harald Mix. Stegra fa infatti parte di un gruppo di iniziative sostenute da Vargas Holding, un investitore svedese nell’ambito dell’impact investing fondato da Mix e Carl-Erik Lagercrantz. La sua altra principale scommessa industriale, Northvolt, ha dichiarato fallimento all’inizio di quest’anno per problemi industriali e di liquidità.

Cambio di presidenza

Nei giorni scorsi Mix ha lasciato la presidenza del consiglio di amministrazione, pur rimanendo membro “attivo”, e uno dei principali finanziatori dell’azienda. Lui dice di avere fiducia nella solidità dell’azienda, anche perché la domanda di acciaio verde sta aumentando, i prezzi dell’energia stanno diminuendo e la concorrenza si sta riducendo. “La necessità di finanziamenti aggiuntivi nel progetto è dovuta a un ampliamento della portata degli investimenti e agli aumenti dei costi dovuti all’inflazione, che hanno colpito anche diverse altre aziende del nostro settore”, ha dichiarato.

Stegra sta comunque esplorando opzioni di outsourcing per parti dell’impianto, come le strutture per l’idrogeno e l’elettricità, attraverso modelli di vendita e retrolocazione che potrebbero far risparmiare fino a 1,3 miliardi di euro. Alcuni investitori principali, tra cui Kallskar AB, Altor Equity Partners AB e FAM AB, si sono impegnati a partecipare al nuovo round di finanziamento. Altri, come Kinnevik AB che detiene una quota del 3%, preferiscono attendere gli sviluppi prima di impegnarsi ulteriormente.

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