10 Novembre 2025
/ 10.11.2025

Nelle città italiane tira una brutta aria

I dati di ottobre sull’inquinamento dicono che è tempo di cambiare rotta. Polveri sottili e NO₂: doppio colpo alla salute

Ottobre 2025 ha confermato che nelle città italiane tira una brutta aria. Un’aria pesantemente inquinata. Quasi tutte le stazioni di monitoraggio hanno superato i limiti raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e, nella maggior parte dei casi, anche quelli fissati dalla nuova direttiva europea sulla qualità dell’aria. Su 57 stazioni che misurano il particolato Pm10, 56 hanno sforato i valori indicati dall’Oms e 44 quelli europei. Tra gennaio e ottobre 2025, il limite giornaliero di 50 microgrammi per metro cubo di Pm10 — che per legge non dovrebbe essere superato più di 35 volte l’anno — a Napoli e Milano è stato già oltrepassato rispettivamente in 56 e 48 giornate, segno di un inquinamento ormai cronico.


La situazione è ancora più critica se si guarda al Pm2,5, le polveri sottili più piccole e pericolose. In tutte le stazioni la media annuale è sopra i limiti Oms e in nove casi su dieci anche oltre quelli europei. Quanto all’ossido di azoto (NO₂), il quadro è altrettanto allarmante: a Napoli, Palermo e Genova la media annua è già oltre le soglie consentite, e quasi tutte le stazioni italiane registrano valori più alti di quelli raccomandati per la tutela della salute. In alcune aree urbane si contano oltre cento giorni all’anno di superamento.

La salute in pericolo, l’azione ancora troppo lenta

Dietro questi dati – come ricorda l’Associazione Italiana Medici per l’Ambiente – ci sono storie di malattie respiratorie, cardiovascolari e di un costo sanitario crescente. L’inquinamento atmosferico resta una delle principali emergenze di salute pubblica, ma le risposte politiche e amministrative continuano a essere troppo timide. Anche se la direttiva europea ha aggiornato i limiti in modo più rigoroso, il ritmo del cambiamento in Italia resta lento.

Servono interventi strutturali, non misure tampone: ridurre le emissioni dei trasporti, del riscaldamento urbano, delle aree portuali e industriali. Occorre investire con decisione in mobilità sostenibile, efficienza energetica e rigenerazione urbana. Senza una svolta vera – fatta di zone a basse emissioni, trasporto pubblico elettrico, isolamento termico degli edifici, decarbonizzazione del riscaldamento – continueremo a rincorrere un’emergenza che si ripete ogni anno.

L’Italia rischia di restare indietro

Il confronto con il resto d’Europa non è incoraggiante. Mentre molti Paesi accelerano per allinearsi alle nuove soglie ambientali, l’Italia continua a muoversi con lentezza. E questo ritardo non è solo tecnico: pesa sulla salute, sull’economia e sulla credibilità di un Paese che ambisce a essere protagonista della transizione ecologica. Ogni giorno di inazione significa migliaia di persone esposte a livelli di inquinamento che mettono a rischio la vita.

Respirare aria pulita non è un lusso: è un diritto. E i dati di ottobre dimostrano che in gran parte d’Italia questo diritto non è garantito.

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