10 Novembre 2025
/ 10.11.2025

Da Roma a Belém, un appello per la giustizia climatica

Il Climate Pride torna in piazza a Roma, sabato 15 novembre, per la giustizia climatica e sociale. Le richieste di oltre 70 associazioni, da Greenpeace a Marevivo, alla Cop30 per un impegno concreto a favore della transizione ecologica

Il 15 novembre alle ore 14 da Piazzale Aldo Moro prenderà il via la seconda edizione del Climate Pride, la grande manifestazione nazionale che porta in piazza la richiesta di giustizia climatica e sociale. Oltre 70 associazioni, movimenti e collettivi parteciperanno alla street parade fatta di performance artistiche, maschere e musica, che attraverserà le vie della Capitale per sensibilizzare cittadini e istituzioni sull’urgenza di abbandonare il modello fossile ed estrattivista, responsabile di crisi climatiche, guerre e disuguaglianze.

Il Climate Pride è insieme festa e protesta, celebrazione della resilienza della natura e delle comunità che si battono per un futuro sostenibile, con simboli e rappresentazioni della vita multispecie, delle energie rinnovabili e di uno stile di vita compatibile con il pianeta.

Transizione giusta e diritti sociali

L’attuale equilibrio geopolitico – denunciano i promotori della manifestazione – è segnato da un intreccio sempre più stretto tra crisi climatiche, conflitti globali e ingiustizie sociali: una situazione legata a un sistema economico fondato sull’estrazione e sul consumo di combustibili fossili continua a generare disuguaglianze, guerre e devastazione ambientale.

Secondo le 70 associazioni firmatarie dell’appello, riarmo e industria fossile rappresentano due aspetti della stessa logica estrattivista e coloniale, mirata a proteggere profitti privati a discapito di popoli, territori ed ecosistemi.

Il Climate Pride lancia anche un messaggio di pace e solidarietà internazionale. Chiede la tutela dei diritti umani, delle popolazioni indigene, delle lavoratrici e dei lavoratori, e difende la libertà di protesta in un momento in cui cresce la criminalizzazione dei movimenti ecologisti. La manifestazione sottolinea che salute, giustizia climatica e benessere sociale sono strettamente connessi e richiedono politiche di responsabilità verso chi inquina, oltre a strategie di bonifica e riconversione dei territori contaminati.

Un movimento ampio e intersezionale

Il Climate Pride sottolinea la necessità di un cambiamento radicale, equo e sostenibile. Tra i promotori figurano Acli, ActionAid, Amnesty International, Arci, Cgil, Legambiente, Wwf, Greenpeace, Fridays for Future, Ultima Generazione, Libera, Marevivo, Oxfam, e molti altri protagonisti del mondo sindacale, ambientalista e del terzo settore, insieme a reti studentesche e collettivi locali.

Un fronte largo che, con la forza della partecipazione dal basso, vuole portare la voce dei cittadini fino a Belém: chiedendo che la Cop30 segni davvero un cambio di passo verso un modello economico libero dai combustibili fossili, giusto con le persone e rispettoso dei limiti del Pianeta.

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