13 Novembre 2025
/ 13.11.2025

Gaiola, via libera agli scarichi fognari nel parco sommerso

Il Tar Campania respinge il ricorso di Marevivo e Greenpeace: “Progetto migliorativo”. Rosalba Giugni: “Non ci arrendiamo”

Tra Posillipo e Nisida, dove il mare custodisce un patrimonio di biodiversità e storia sommersa unico al mondo, la burocrazia ha avuto la meglio sulla tutela ambientale. Il Tar Campania ha respinto il ricorso di Marevivo e Greenpeace contro il progetto di Invitalia per il potenziamento delle reti idriche e fognarie dell’area occidentale di Napoli.

La decisione apre la strada alla realizzazione di una terza condotta sottomarina e di un nuovo scarico di emergenza nei pressi dell’Area Marina Protetta Parco Sommerso di Gaiola, dichiarata anche Zona Speciale di Conservazione della Rete Natura 2000. Il paradosso, denunciano le associazioni, è che un intervento pensato per “bonificare” la costa finisca per consolidare proprio ciò che andrebbe eliminato: lo scarico in mare di acque fognarie, anche se parzialmente trattate.

Il giudizio del Tar

Secondo i giudici amministrativi, il piano approvato da Invitalia ridurrà del 16% il volume complessivo degli scarichi in battigia e renderà più rare le emergenze idriche che oggi portano liquami direttamente in spiaggia. Ma il miglioramento, precisano gli stessi atti tecnici, non elimina gli scarichi fognari. Nella nuova condotta continueranno a fluire acque pretrattate, cioè sottoposte solo a grigliatura e dissabbiatura, non alla depurazione biologica. E quando la portata supererà i 9 metri cubi al secondo — durante piogge intense o guasti — entreranno in funzione i bypass di emergenza che riversano direttamente in mare o in battigia acque non trattate.

“È una contraddizione in termini che un piano di bonifica individui come punto di scarico un santuario del mare”, ha dichiarato Rosalba Giugni, presidente di Marevivo. “Questa sentenza vanifica 35 anni di battaglie per la difesa della Gaiola. Ma non ci arrendiamo: la tutela del mare di Napoli è una battaglia di civiltà”.

Anche Valentina Di Miccoli, campaigner mare di Greenpeace, contesta il metodo: “Il parere favorevole del ministero dell’Ambiente è arrivato senza alcuno studio scientifico sul campo. È inaccettabile che si definisca ‘migliorativo’ un progetto che continua a scaricare reflui in un’area protetta”.

Intorno alla Gaiola si è formato un fronte civile raro per compattezza: 16 associazioni ambientaliste, mitilicoltori, ricercatori, artisti e migliaia di cittadini hanno sostenuto il ricorso. Anche il Consiglio regionale della Campania si era espresso all’unanimità contro il piano di Invitalia, definendo “nefasto” il programma di risanamento e rigenerazione urbana dell’area di Bagnoli.

Ma la sentenza, limitandosi a verificare la correttezza formale delle procedure amministrative, non ha preso posizione sulle ricadute ambientali e scientifiche.

Il rischio di un precedente

Per gli ambientalisti, il verdetto crea un precedente pericoloso: se in nome di una “migliore gestione tecnica” si può autorizzare lo scarico fognario dentro un’area marina protetta, che garanzie restano per gli altri siti della Rete Natura 2000?

La Gaiola, con i suoi fondali di posidonia oceanica, il coralligeno mediterraneo e i resti archeologici di epoca romana, è il polmone biologico del mare di Napoli. Continuare a trattarla come punto di scarico significa accettare che l’ordinaria amministrazione prevalga sulla tutela del patrimonio comune. Perché, al di là delle percentuali e delle procedure, il punto resta uno: scaricare acque fognarie in un’area protetta non è una bonifica. È una resa.

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