13 Novembre 2025
/ 13.11.2025

La Cop30 dichiara guerra ai Bot di disinformazione climatica

A Belém, dieci Paesi firmano una dichiarazione storica per difendere l’integrità delle informazioni sui cambiamenti climatici. È il primo patto internazionale contro la disinformazione digitale e le reti automatizzate che minano la fiducia nella scienza

C’è un nuovo fronte nella battaglia per il clima, e non si combatte nei laboratori o nelle foreste, ma negli algoritmi. Alla Cop30 di Belém, i negoziatori hanno riconosciuto che la disinformazione è diventata una minaccia concreta quanto la siccità o le alluvioni. Non si tratta solo di opinioni distorte, ma di un ecosistema parallelo di messaggi falsi, amplificati da Bot e piattaforme opache, che erode la fiducia pubblica nella scienza.

Per la prima volta, l’integrità delle informazioni è entrata nell’agenda ufficiale della Conferenza delle Nazioni Unite sul clima. Dieci Paesi – tra cui Brasile, Francia, Germania e Spagna – hanno firmato la Dichiarazione sull’integrità delle informazioni sui cambiamenti climatici, promossa dall’Unesco, dal governo brasiliano e dalle Nazioni Unite.“Viviamo in un’epoca in cui gli oscurantisti rifiutano le prove scientifiche e attaccano le istituzioni. È tempo di infliggere un’altra sconfitta al negazionismo”, ha dichiarato Luiz Inácio Lula da Silva, presidente del Brasile.

Dietro le parole, un dato preoccupante: la disinformazione sul clima si è industrializzata. “La disinformazione, alimentata da visioni del mondo oscurantiste, alimenta l’estremismo politico e mette a rischio vite umane”, ha spiegato Frederico Assis, inviato speciale della Cop30 per l’integrità dell’informazione.
Assis ha inoltre avvertito che “esiste un rischio reale di interferenza nei negoziati sul clima” e che “tattiche sofisticate diffondono messaggi falsi” grazie ad algoritmi che amplificano contenuti cospirativi e manipolativi.

Per affrontare il problema è nato il Fondo Globale per l’Integrità delle Informazioni sui Cambiamenti Climatici, lanciato nel giugno 2025. Il fondo ha già ricevuto 447 proposte da quasi 100 Paesi e dispone di un finanziamento iniziale di un milione di dollari dal governo brasiliano.“Senza accesso a informazioni affidabili sui cambiamenti climatici non potremo mai sperare di superarli”, ha affermato Audrey Azoulay, direttrice generale dell’Unesco. “Attraverso questa iniziativa, sosterremo giornalisti e ricercatori che indagano sulle questioni climatiche, a volte correndo gravi rischi per la propria incolumità, e combatteremo la disinformazione legata al clima che dilaga sui social media”.

António Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, ha definito la disinformazione “una minaccia diretta all’azione per il clima” e ha ribadito: “Dobbiamo contrastare le campagne coordinate di disinformazione che ostacolano il progresso globale nella lotta al cambiamento climatico, che vanno dalla negazione totale al greenwashing, fino alle molestie nei confronti degli scienziati del clima”.

Il Brasile, con il sostegno dell’Unesco e dell’Onu, ha anche avviato un’indagine internazionale sui meccanismi che alimentano le falsità online. Guilherme Canela, responsabile Unesco per la libertà di espressione, ha ricordato: “Sappiamo ancora molto poco su cosa c’è dietro. Chi finanzia questi post e perché si diffondono più velocemente di altri tipi di contenuti? Se non comprendiamo questi meccanismi, è molto difficile progettare strategie efficaci per contrastare questo fenomeno”.

Nel frattempo, João Brant, segretario per le politiche digitali del Brasile, ha sintetizzato l’obiettivo della nuova alleanza con una frase destinata a diventare simbolo:  “L’obiettivo è semplice ma urgente: creare un’ondata di verità”.

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