14 Novembre 2025
/ 14.11.2025

Nelle città italiane c’è solo un albero ogni quattro persone

Ben 27 città faticano a raggiungere i 20 alberi ogni 100 abitanti. Ma gli esempi virtuosi non mancano: da Roma a Siena, da Torino a Verona si moltiplicano le iniziative per aumentare la dote verde dei centri urbani

In Italia, il verde urbano resta un parente povero delle politiche cittadine. Nei capoluoghi italiani si contano in media appena 24 alberi ogni 100 abitanti (dato 2024). Troppo poco per un Paese che vive in prima linea gli effetti della crisi climatica. Solo otto capoluoghi superano i 50 alberi per 100 residenti, tre arrivano oltre quota 100, mentre all’estremo opposto ben 27 città faticano a raggiungere i 20 (e più della metà di questo gruppo non arriva a dieci). Una fotografia che racconta due Italie: da una parte i Comuni che hanno già imboccato la strada della forestazione urbana, dall’altra un fronte molto più ampio che procede a rilento.

Piani carenti, applicazione disomogenea

A ricordarlo è Legambiente che, tra il 21 e il 23 novembre, celebra il trentennale della Festa dell’Albero con oltre 120 iniziative in 14 regioni. La campagna s’intreccia con la legge 10/2013, la norma che disciplina lo sviluppo del verde nelle città. Una legge importante, almeno sulla carta, che però continua a essere applicata a macchia di leopardo. Solo 30 capoluoghi dichiarano di avere un Piano del verde, 26 un Regolamento aggiornato, mentre il Bilancio Arboreo — lo strumento che permette ai cittadini di capire cosa succede davvero agli alberi della propria città — è pubblicato appena da 44 amministrazioni. L’unico obbligo davvero rispettato è il censimento del verde urbano, realizzato da 75 capoluoghi.

La Festa dell’Albero diventa così anche un banco di prova. A Roma Legambiente e Inwit anticipano la ricorrenza con una giornata nella Riserva di Monte Mario, inserita nel progetto di monitoraggio degli incendi basato sulle torri Inwit. In Campania, l’Asprinio di Aversa torna protagonista grazie alla piantumazione di 50 barbatelle nel Biodistretto Terra Felix, un’area recuperata dopo anni di abbandono e degrado. A Torino la piantumazione è legata a un momento di riflessione su guerra, ambiente e pace.

Anche se la media degli alberi è bassa, gli esempi d’eccellenza non mancano. A Siena c’è il Parco del Buongoverno nato da un progetto di rigenerazione partecipata. A Seregno centinaia di alberi lungo la SS36 hanno ridotto smog e rumore. A Verona un giardino didattico con 170 piante autoctone ha riportato biodiversità in un quartiere densamente edificato.

Aumentare la dote verde delle città è essenziale perché gli alberi non sono arredo urbano, sono infrastrutture vitali. Riducono le polveri sottili, attenuano il rumore, stabilizzano i terreni, assorbono l’acqua piovana e mitigano l’isola di calore, abbassando perfino il fabbisogno energetico degli edifici fino al 50%. In un Paese dove le ondate di calore diventano sempre più frequenti e gli eventi estremi colpiscono soprattutto le città, continuare a considerare il verde come un orpello è un lusso che non possiamo più permetterci.

Legambiente lancia un appello: passare dal simbolo alla strategia. Piantare alberi è un gesto prezioso, ma senza piani, regolamenti e bilanci trasparenti resta un episodio isolato. Ma il traguardo — città più verdi, più sane e più resilienti — è a portata di mano.

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