La proposta di adottare l’ora legale per tutto l’anno torna sul tavolo politico. Spinte dalla Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) e da Consumerismo No Profit, e forti di oltre 350.000 firme raccolte online, le richieste di superare il cambio semestrale approdano ora in Parlamento. Il deputato leghista Andrea Barabotti ha chiesto l’avvio di un’indagine conoscitiva, che si protrarrà fino al 2026, per valutare se l’Italia debba rinunciare all’ora solare o, più in generale, al sistema di alternanza attualmente in vigore.
Ora legale Vs ora solare
L’ora legale è il sistema adottato tra marzo e ottobre, quando le giornate si allungano. Spostare avanti di un’ora l’orologio permette di estendere la luce serale: nel giorno più lungo dell’estate il sole, che con l’ora solare tramonterebbe intorno alle 20, resta invece visibile fino alle 21.
L’ora solare è invece l’orario “naturale” che segue il fuso di riferimento. Nei mesi invernali consente di concentrare più luce al mattino, quando la maggior parte delle attività prende avvio.
Da qui nasce il nodo della riforma: con l’ora legale permanente, nei mesi più bui l’alba arriverebbe anche dopo le 8.30–9.00, mentre il tramonto slitterebbe più avanti nel pomeriggio.
Costi, risparmi e consumi: cosa dicono i numeri
Chi sostiene l’ora legale permanente richiama soprattutto gli effetti economici e ambientali. Secondo Terna, dal 2004 al 2024 l’Italia ha risparmiato 11,7 miliardi di kWh nei sette mesi di ora legale, pari a oltre 2,2 miliardi di euro. Una sua estensione all’intero anno garantirebbe, secondo le stime, ulteriori 720 milioni di kWh di consumi evitati e una riduzione tra 160.000 e 200.000 tonnellate annue di CO₂.
Va però ricordato che i benefici variano a seconda della latitudine. L’Italia, come i Paesi dell’Europa meridionale, trae un vantaggio maggiore dall’ora legale: l’ora aggiunta alla sera incide realmente sull’uso dell’illuminazione.
Nel Nord Europa il quadro è diverso: in città come Helsinki o Stoccolma, dove in estate il sole tramonta già oltre le 22, l’ora legale aggiunge poca luce utile.
Salute e abitudini: gli effetti per i cittadini
L’impatto sulla salute è uno dei temi più citati dai promotori del cambiamento. Il passaggio tra legale e solare viene associato da diversi studi a disturbi temporanei del ritmo circadiano: difficoltà a prendere sonno, minore concentrazione e una sensazione di “jet lag” leggero nei giorni successivi al cambio.
Secondo Alessandro Miani, presidente di Sima, “ogni spostamento dell’orario incide sui ritmi biologici”, con effetti variabili a seconda dell’età e della sensibilità individuale.
D’altra parte, i sostenitori dell’ora solare ricordano che, nei mesi invernali, disporre di più luce al mattino favorisce l’allineamento fisiologico e riduce la sonnolenza nelle prime ore della giornata. Con l’ora legale permanente, i bambini entrerebbero a scuola e molti lavoratori inizierebbero la giornata quando fuori è ancora buio.
L’alternanza: un compromesso ancora valido?
Il sistema attuale, introdotto con l’obiettivo di ottimizzare i consumi, ha il vantaggio di adattare l’orario al ciclo stagionale: più luce serale d’estate, più luce mattutina d’inverno.
È un compromesso imperfetto, che comporta il disagio del doppio cambio, ma che secondo alcuni esperti tutela meglio le diverse esigenze climatiche e geografiche del Paese.
Uno dei punti critici, in caso di ora legale permanente, riguarda infatti i consumi energetici mattutini nei mesi più freddi: l’alba ritardata potrebbe aumentare la domanda di illuminazione e riscaldamento nelle prime ore della giornata, compensando parte dei risparmi ottenuti la sera.
Un dibattito europeo sospeso
Nel 2018 una consultazione pubblica lanciata dalla Commissione Europea aveva visto l’84% dei partecipanti favorevole all’abolizione del cambio d’ora. La proposta arrivò in Parlamento europeo, che nel 2019 approvò un testo lasciando ai singoli Stati la scelta del modello.
La pandemia e le divisioni tra i Paesi hanno però bloccato l’iter, lasciando la questione in sospeso.
La partita politica italiana
L’indagine chiesta da Barabotti durerà sei mesi e coinvolgerà accademici, associazioni di categoria, esperti di energia, medicina e trasporti. L’obiettivo è costruire un quadro che tenga insieme salute, consumi, produttività e abitudini sociali, valutando se privilegiare l’ora legale, mantenere la solare o conservare l’attuale sistema misto.
La Commissione Attività Produttive dovrà decidere nei prossimi mesi se l’Italia è pronta a superare il cambio di orario semestrale o se il pendolo tra ora solare e legale rappresenta ancora il compromesso più adatto al Paese.
