20 Novembre 2025
/ 19.11.2025

Incubi atomici in Giappone

Il sogno nucleare della nuova premier giapponese si scontra con la realtà post-Fukushima. A dodici anni dal disastro nucleare che ha sconvolto il Giappone, solo 14 reattori su 33 sono tornati in funzione, mentre 26 sono in fase di smantellamento

Il sogno nucleare della nuova premier giapponese si scontra con la realtà post-Fukushima. Sanae Takaichi, appena eletta alla guida del governo nipponico, ha un piano ambizioso per riportare l’energia atomica al centro della strategia energetica del Paese. Ma i numeri raccontano una storia diversa: a dodici anni dal disastro nucleare che ha sconvolto il Giappone, solo 14 reattori su 33 sono tornati in funzione, mentre 26 sono in fase di smantellamento.

La nuova leader si trova davanti a un puzzle quasi impossibile da risolvere. Da un lato la necessità di garantire l’indipendenza energetica del Paese, dall’altro le stringenti normative di sicurezza post-Fukushima e una popolazione che risulta ancora più che mai traumatizzata. Il suo programma prevede un deciso rallentamento dello sviluppo del solare – settore dominato dalla vicina Cina – a favore del nucleare, considerato strategico per la sicurezza energetica nazionale.

Gli esperti sono scettici

Ma gli esperti sono scettici. Secondo le proiezioni di BloombergNEF, entro il 2030 solo tre nuovi reattori potrebbero aggiungersi a quelli già operativi, portando la capacità nucleare totale a 16,6 gigawatt. Una cifra che rappresenta meno della metà del necessario per raggiungere l’obiettivo governativo di produrre il 20-22% dell’elettricità nazionale da fonte atomica entro la fine del decennio.

Il percorso è in salita: ogni riavvio deve superare non solo rigorosi controlli regolatori, ma anche ottenere l’approvazione dei governi locali, tradizionalmente cauti dopo l’incidente del 2011. La strategia di Takaichi rischia inoltre di compromettere gli obiettivi sulle fonti rinnovabili: gli analisti prevedono che la capacità solare ed eolica raggiungerà 140,6 gigawatt entro il 2030, ben 33,3 gigawatt in meno rispetto al target governativo di 173,9.

La tecnologia alla perovskite

L’unica apertura della premier verso il solare riguarda la tecnologia alla perovskite per i pannelli fotovoltaici, ancora in fase di sviluppo in Giappone, sebbene anche qui la Cina stia investendo massicciamente. Nel frattempo, Takaichi punta sulla rivitalizzazione del settore agricolo attraverso la rotazione delle colture e l’automazione, per ridurre la dipendenza dalle importazioni.

Nonostante le ambizioni della nuova premier, gli esperti del settore non prevedono svolte radicali. Come sottolinea Mika Ohbayashi, direttrice del Renewable Energy Institute, le politiche energetiche e climatiche del Giappone sono già definite dal Green Transformation Basic Policy, che mira a decarbonizzare l’economia con investimenti pubblico-privati per 150 trilioni di yen (circa 987 miliardi di dollari) nel prossimo decennio. Il sogno nucleare di Takaichi dovrà fare i conti con questa realtà.

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