Dieci chilometri. La distanza media che percorriamo ogni giorno per andare al lavoro, accompagnare i figli a scuola, fare la spesa. Una passeggiata in bicicletta o tre fermate di metropolitana. Eppure l’81% di questi spostamenti li facciamo in auto, secondo l‘ultimo rapporto Isfort sulla mobilità degli italiani. E nel 73% dei casi non usciamo nemmeno dal nostro comune.
Nella Giornata Mondiale del Trasporto Sostenibile, istituita dall’Onu e celebrata oggi 26 novembre, questi numeri raccontano soprattutto un’opportunità mancata. Quella di scoprire che muoversi diversamente è possibile, e spesso anche più conveniente.
Diamo i numeri
“Viviamo in un’epoca di trasporto di massa che impatta pesantemente sull’ambiente, soprattutto quello urbano”, dichiara in una nota Luigi Menna, presidente di Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta (Fiab). La sua federazione ha scelto proprio questi giorni per lanciare la campagna di tesseramento 2026 con uno slogan secco: “In bici è meglio”. E i numeri gli danno ragione: passare dall’auto al trasporto pubblico riduce fino a 2,2 tonnellate di emissioni di CO₂ all’anno per persona, secondo i dati Onu. Vivere senza auto ne taglia 3,6.
I numeri dell’Organizzazione delle Nazioni Unite tratteggiano il quadro. Il settore dei trasporti è responsabile di circa un quarto delle emissioni totali di gas serra. Il 91% dell’energia utilizzata nei trasporti motorizzati deriva da combustibili fossili. Un volo da New York a Tokyo produce quasi 2 tonnellate di CO₂, mentre l’impronta media annua globale per individuo è di 5,9 tonnellate.
I trasporti sono una delle principali fonti di emissioni! Ma è anche il settore in cui possiamo fare il cambiamento più grande. Le piccole scelte contano. Il tuo tragitto casa-lavoro conta.
— UNRIC Italia (@UNRIC_Italia) November 26, 2025
In questa #GiornataMondialedelTrasportoSostenibile: scegli la via più verde. 🌍✨ pic.twitter.com/oLXVsPzbzL
Città 30: dove funziona, funziona davvero
Ma il problema non riguarda solo l’aria che respiriamo. Nel 2025 sono morti sulle strade italiane circa 200 ciclisti, praticamente uno al giorno. “Purtroppo continuiamo a leggere di ciclisti uccisi”, sottolinea Menna. La sicurezza stradale è diventata questione centrale, e la soluzione passa dal ripensare lo spazio urbano.
I Comuni che hanno adottato il modello città 30 stanno registrando una diminuzione degli incidenti e dei feriti. Più importante ancora, i cittadini scoprono che alternative concrete all’auto esistono. Corsie ciclabili protette, mezzi pubblici efficienti, infrastrutture pensate per le persone: funziona dove viene provato.
Il concetto di trasporto sostenibile, definito nel 2016 dal Gruppo consultivo di alto livello del segretario generale Onu, parla di “servizi e infrastrutture per la mobilità di persone e merci che promuovono lo sviluppo economico e sociale, in modo sicuro, conveniente, accessibile, efficiente e resiliente, riducendo al minimo le emissioni di carbonio”. Progettazione urbana intelligente, insomma.
Resiste però una mentalità auto-centrica, in parte sostenuta dallo scetticismo verso l’emergenza climatica che ha contagiato diversi Paesi, Stati Uniti in testa. Ma le esperienze virtuose dimostrano che cambiare è possibile.
Fiab chiede che il mondo politico, nazionale e locale, aumenti l’impegno per tutelare chi sceglie ogni giorno la mobilità attiva. Si tratta di garantire diritti: quello alla salute, alla sicurezza, alla possibilità di muoversi liberamente. A cominciare dai più piccoli.
Le soluzioni ci sono
Il segretario generale dell’Onu nel suo messaggio per questa Giornata ha ricordato che i trasporti rappresentano “il sistema circolatorio mondiale”, ma stanno anche “alimentando il caos climatico”. La decarbonizzazione del settore è una delle sfide più complesse, ma le strade da percorrere ci sono. Dai veicoli elettrici alle fonti rinnovabili per l’aviazione, dagli investimenti nel trasporto pubblico alla condivisione dei mezzi.

Il carsharing, il bikesharing, gli scooter elettrici condivisi riducono le emissioni non solo nell’uso ma anche nella produzione: più utilizzo per unità significa meno bisogno di produrne di nuovi. Passare a un veicolo elettrico può tagliare 2 tonnellate di CO₂ all’anno, soprattutto se l’elettricità proviene da fonti rinnovabili.
La vera trasformazione però sta nelle azioni quotidiane: camminare, pedalare, prendere l’autobus. Gesti semplici che richiedono un ripensamento dello spazio urbano. Città dove le persone contano quanto le auto, dove dieci chilometri diventano un’opportunità per muoversi diversamente anziché una scusa per accendere il motore.
La domanda non è se sia possibile cambiare, ma quando decideremo di farlo. I comuni che ci hanno provato dimostrano che funziona. Non sono città dove le persone smettono di spostarsi, ma luoghi dove si muovono in maniera più intelligente, spendono meno e respirano meglio.
