Stop al tour dei rifiuti, drastico abbattimento delle emissioni serra, innovazione tecnologica. Sono i tre obiettivi a cui punta il rilancio dell’economia circolare avviato dal Comune di Roma. La strategia è emersa oggi dalla giornata di incontri in Campidoglio l “Roma Circolare: da rifiuti a risorse”.
Il fatto che la raccolta differenziata abbia superato a fine 2025 la soglia simbolica del 50%, recuperando terreno rispetto a un ritardo storico, è uno dei fatti che marcano il cambio di passo. Poi ci sono i biodigestori anaerobici dedicati all’umido che a breve entreranno in funzione (Roma oggi raccoglie circa 200 mila tonnellate l’anno di rifiuto organico, destinate a crescere grazie ai nuovi contenitori stradali e a una campagna sul corretto conferimento). Il risultato finale sarà: compost per il verde pubblico e biometano per i mezzi Ama. La teoria della circolarità che diventa pratica quotidiana.
Una volta a regime, i biodigestori di Cesano e Casal Selce permetteranno di eliminare oltre 3.000 viaggi di camion all’anno e di risparmiare circa 4,8 milioni di euro/anno grazie alla riduzione dei costi di trasporto e gestione dei rifiuti. Inoltre, la produzione di compost di alta qualità contribuirà al miglioramento della qualità del suolo e alla promozione dell’agricoltura sostenibile nella Capitale.
Ma per cambiare passo servono anche regole chiare e filiere solide. Sul tessile, l’assessora all’Agricoltura, all’Ambiente e al Ciclo dei rifiuti Sabrina Alfonsi ha ricordato la rivoluzione in corso: i vecchi cassonetti gialli sono stati rimossi e sostituiti da 300 nuove postazioni amaranto per la raccolta degli abiti usati in luoghi controllati. La vera svolta arriverà con la direttiva europea appena approvata: chi vestiti e prodotti tessilisul mercato dovrà pagare per raccolta, selezione e riciclo.
Ancora più strategica la filiera dei Raee. Secondo le stime illustrate in Protomoteca, l’Italia potrebbe coprire fino a due terzi del fabbisogno nazionale di materie prime critiche investendo nel riciclo di smartphone ed elettrodomestici. Ma per farlo bisogna aumentare la raccolta: troppi dispositivi finiscono nel cassonetto sbagliato o restano a languire nei cassetti di casa. Nel 2025, Roma comunque ha raccolto oltre 8 milioni di kg di Raee, un dato 2,5 volte maggiore rispetto a Milano. E c’è ancora un significativo margine di crescita.
Bene il riciclo, ancora debole il mercato delle materie seconde
Nel suo discorso l’assessora ha richiamato i dati del Circular Economy Network, che vede l’Italia fra i Paesi europei più performanti sul riciclo, ma ancora troppo dipendente dalle importazioni di materiali. Come nota il presidente del Circular Economy Network Edo Ronchi, “nel contesto politico ed economico incerto in cui ci troviamo, con l’aggravarsi di conflitti internazionali in cui anche le materie prime giocano un ruolo fondamentale, l’Italia deve decidere se rafforzare la sua leadership nella circolarità o perdere questo vantaggio”.
“Una maggiore produttività dei materiali e dell’energia; l’aumento delle percentuali di riciclo e di riutilizzo; la riduzione degli scarti e la valorizzazione delle materie prime seconde: questi sono i pilastri su cui bisogna lavorare a livello di sistema Paese per costruire un modello industriale più resiliente, sostenibile e autonomo, facendo della circolarità un punto di forza del Made in Italy”, ha detto Sabrina Alfonsi. “Queste considerazioni mettono in evidenza la necessità di dare al più presto attuazione a livello nazionale alle misure che sono state già adottate dall’Unione Europea, come l’Accordo per l’industria sostenibile che indica l’obiettivo di raddoppiare il tasso di circolarità dell’economia europea entro il 2030. Con la nuova Legge sull’economia circolare, prevista nel 2026, si punterà poi ad accelerare ulteriormente la transizione. All’interno di questo contesto più ampio, Roma ha fatto un primo passo importante per l’applicazione dei criteri ambientali minimi agli appalti per l’acquisizione di beni, servizi e lavori di Roma Capitale, dando un importante contributo per ampliare il mercato e favorire l’utilizzo di materiali derivanti dal riciclaggio dei rifiuti”.
“Roma vuole essere un laboratorio avanzato di questa nuova politica industriale urbana. Non è un percorso facile, ma è l’unico capace di generare valore economico, ambientale e sociale”, ha proseguito l’assessora. “Servono filiere efficienti, servono impianti moderni, servono partnership pubblico-private solide e serve coraggio politico: quello di investire oggi per rendere la città più competitiva e meno dipendente domani”. Tra gli obiettivi indicati dall’assessora c’è la riduzione della produzione dei rifiuti: – 8,3% al 2030, un target da raggiungere attraverso accordi con i produttori e la grande distribuzione organizzata per la riduzione dei rifiuti da imballaggi e degli sprechi alimentari.
E poi l’ammodernamento della flotta e delle infrastrutture di raccolta di Ama. L’applicazione dei Criteri minimi ambientali negli appalti, protocolli con i consorzi di filiera (Conai, Co.re.ve, Coripet, Comieco e Conoe).
Un generatore di risorse
Il significato dell’incontro va oltre le percentuali. Il nodo è la prospettiva: una città che non considera più i rifiuti un peso, ma un motore di ricchezza e autonomia materiale. Compost per i giardini urbani, biometano per i mezzi pubblici, fibre tessili che rientrano nei cicli produttivi, metalli recuperati dai telefoni invece che estratti in miniere dall’altra parte del mondo.
C’è ancora strada da fare, certo. Servono impianti, filiere, innovazione e soprattutto cittadini che partecipano. Ma la direzione è tracciata: puntare sulla circolarità non è solo un vantaggio ambientale, è una scelta industriale e strategica. E in prospettiva il piano lanciato dal Comune di Roma permetterà di far passare la gestione in città dei rifiuti dal 13 al 77% (evitando i lunghi per trovare una destinazione agli scarti) e di abbattere in modo radicale le emissioni serra legate al ciclo dei rifiuti.
“La sfida per Roma è quella di considerare finalmente i rifiuti come risorsa e non come problema per avere una città sempre più pulita ma anche per valorizzare questo potenziale economico così importante”, ha detto il sindaco di Roma Roberto Gualtieri. “Per questo nel nostro piano rifiuti è presente una dotazione impiantistica significativa che ci consente di ricavare biogas e compost dal nostro organico con il biodigestore; di riciclare plastica, carta e vetro; di recuperare energia per 200 mila famiglie e migliaia di tonnellate di metalli preziosi. Per mettere in campo quindi un vero modello di economia circolare che fa risparmiare risorse e investire di più nella pulizia, ma che alimenta anche una filiera economica importante”.
