A Melbourne in uno degli angoli più suggestivi della città, il molo di St Kilda, ora gli ospiti d’onore sono gli eudyptula minor, i pinguini minori. Dopo cinque anni di pausa è stata inaugurata una nuova passerella di osservazione lunga 150 metri che permette a residenti e visitatori di ammirare in modo sicuro e rispettoso la colonia urbana che vive tra le rocce del breakwater. Un progetto che vuole essere simbolo di coesistenza tra conservazione della natura e valorizzazione del paesaggio urbano.
La nuova infrastruttura fa parte di un più ampio piano di rigenerazione costiera del molo, finanziato con 53 milioni di dollari e guidato dal governo del Victoria. La passerella elevata non offre solo viste panoramiche, con punti di seduta e illuminazione attenta alla fauna, ma protegge anche i pinguini perché i visitatori non possono più accedere direttamente alle rocce dove gli animali nidificano.
La gestione del progetto è stata affidata a una collaborazione multidisciplinare: da una parte il Phillip Island Nature Parks, un ente di conservazione con esperienza trentennale nella tutela dei pinguini sull’isola di Phillip; dall’altro, i volontari di Earthcare St Kilda, che si occupano da decenni della colonia dei piccoli pinguini.
Un mix di turismo sostenibile e impegno civico
Dunque, è davvero possibile realizzare progetti che uniscano il turismo e la sostenibilità, soddisfacendo la curiosità degli spettatori e al contempo tutelando gli animali? Sembrerebbe di sì, e questa storia che arriva dall’altra parte del mondo lo dimostra.
Nel complesso, il programma è stato pensato per durare. Ogni sera, ci sono due sessioni di visita gratuite, con accesso limitato a 150 persone per turno per minimizzare l’impatto sulla colonia. Le visite, poi, sono guidate, con ranger e volontari che spiegano il comportamento dei pinguini, la loro vita notturna, le rotte di nuoto, l’effetto della crisi climatica. Insomma, non solo ci si prende cura dei pinguini, ma si educa anche il pubblico. E questo è un lavoro che dimostra come una comunità locale possa prendersi cura di una specie vulnerabile senza perdere il forte legame con il territorio.
Il rifacimento del molo non si limita alla passerella: il piano include sedute gradonate, nuovi servizi igienici e uno spazio comunitario vicino al chiosco storico di St Kilda Pier.
Un investimento che vuole trasformare il molo in un luogo di incontro, riposo e contemplazione: non solo dei pinguini, ma anche del tramonto sulla baia di Port Phillip.
Per comprendere più a fondo questo cambiamento, però, bisogna fare un salto indietro nel tempo, fino agli anni Sessanta. È in quel periodo che la colonia di pinguini, grazie alla struttura della breakwater, si è stabilita a St Kilda, con pochi esemplari: 57 nel 1986. Ad oggi si stima che la colonia superi i 1.400 esemplari. In altri termini, un vero e proprio esempio di resilienza urbanai.
Un progetto efficace ma delicato
Nonostante il successo e l’entusiasmo che hanno accompagnato la riapertura della Penguin Viewing Experience, il progetto deve confrontarsi con un equilibrio fragile. Prima di tutto la tutela della colonia, che richiede un controllo costante del numero di visitatori e della loro permanenza nell’area: è infatti fondamentale evitare disturbo e stress agli animali. Poi, l’educazione del pubblico, che resta un tassello cruciale per la composizione del puzzle: l’uso di luci, flash o torce può compromettere i comportamenti notturni dei pinguini, così come l’eccessiva vicinanza alle aree di nidificazione.
Il monitoraggio scientifico dovrà continuare a verificare che l’aumento dell’accessibilità non comprometta la stabilità demografica della colonia, che vive sotto la pressione di minacce ambientali più ampie, come il cambiamento climatico e l’inquinamento del litorale. E in questo senso il modello di gestione condivisa tra volontari, enti di conservazione e istituzioni pubbliche rappresenta un esperimento interessante che potrebbe ispirare altre città chiamate a conciliare fauna selvatica e spazi urbani.
