In una grotta del Kurdistan iracheno una stalagmite ha custodito per millenni una storia che oggi torna alla luce: quella dei cambiamenti climatici che hanno accompagnato – e in parte indirizzato – la nascita dell’agricoltura. A ricostruirla è uno studio internazionale guidato dal Cnr-Igg e dall’Università degli Studi di Milano, pubblicato su Pnas, che apre una finestra inedita sulle dinamiche ambientali tra 18.000 e 7.500 anni fa, una fase decisiva per l’evoluzione delle società umane.
Il clima al centro di una trasformazione epocale
La stalagmite analizzata conserva una registrazione continua delle variazioni climatiche attraverso la fine dell’ultima era glaciale e l’avvio dell’Olocene, proprio quando nella Mezzaluna Fertile comparvero le prime comunità sedentarie. Grazie a raffinate analisi geochimiche e datazioni ad alta precisione, i ricercatori hanno potuto tracciare un quadro dettagliato dell’andamento di piogge, temperature e dinamiche ambientali.
Il risultato più sorprendente è il parallelismo tra gli eventi climatici registrati nei ghiacci della Groenlandia e quelli osservati nella regione mediorientale: le fasi più umide corrispondevano ai periodi di riscaldamento globale, mentre gli episodi freddi – come il celebre Younger Dryas – portarono siccità, erosione accentuata e un forte trasporto di polveri. In pratica, ciò che accadeva ai poli si rifletteva migliaia di chilometri più a sud, influenzando profondamente le condizioni di vita delle comunità preistoriche.
Risposte umane diverse, stesso punto d’arrivo
Lo studio sottolinea che le popolazioni della regione non reagirono in modo uniforme. In particolare, lungo le pendici dei Monti Zagros – un territorio segnato da notevole variabilità climatica anche su scale brevi – le comunità svilupparono strategie di sussistenza mobili e flessibili. Una traiettoria diversa rispetto a quella del Levante, dove la transizione verso la sedentarietà avvenne prima, e fu comunque capace di sfociare, con il progressivo stabilizzarsi del clima, nella nascita di insediamenti agricoli. Questa distinzione è uno dei punti centrali della ricerca: non ci fu un unico percorso verso l’agricoltura, ma una pluralità di vie adattate ai diversi ambienti.
Gli autori sottolineano come questo lavoro completi e ampli un precedente studio del 2023 dedicato alle variazioni idrologiche dell’area nei primi millenni dell’Olocene. Presi insieme, i due lavori forniscono la serie paleo-ambientale più estesa e dettagliata mai ricostruita per questa porzione cruciale della Mezzaluna Fertile.
Oltre a illuminare le origini dell’agricoltura, la ricerca ribadisce l’importanza delle grotte come archivi climatici naturali, capaci di restituire informazioni preziose in aree dove altri dati sono scarsi o frammentari. E conferma il ruolo strategico del Kurdistan iracheno per capire le dinamiche che hanno portato le comunità umane dal nomadismo alla stanzialità.
In un’epoca in cui l’evoluzione del rapporto tra clima, risorse e società torna a essere centrale, questi 11.000 anni di memoria minerale ci ricordano che l’adattamento è sempre stato parte del nostro percorso. E che leggere il passato, inciso nella roccia, può aiutare a capire meglio anche il futuro.
