12 Dicembre 2025
/ 12.12.2025

Un italiano su due vuole una casa più efficiente, ma il portafoglio frena

Il nodo dei bonus edilizi emerge da una ricerca Nomisma. Nei prossimi tre anni oltre la metà delle famiglie italiane intende intervenire sulla propria abitazione per migliorarne le prestazioni energetiche, ridurre i consumi e alleggerire le bollette

La voglia di rendere le case più efficienti dal punto di vista energetico c’è, ma spesso manca il carburante principale: i soldi. Nei prossimi tre anni oltre la metà delle famiglie italiane intende intervenire sulla propria abitazione per migliorarne le prestazioni energetiche, ridurre i consumi e alleggerire le bollette. Tuttavia, quasi cinque milioni di nuclei non dispongono delle risorse necessarie per farlo davvero. È il quadro che emerge da un’indagine realizzata da Nomisma per Cna, che mette nero su bianco uno scarto profondo tra intenzioni e possibilità concrete

Il budget a disposizione

Il problema è soprattutto economico. Quattro famiglie su dieci dichiarano di poter contare su un budget inferiore ai 20 mila euro per ristrutturare, mentre oltre un terzo giudica il proprio reddito appena sufficiente e una quota non marginale lo considera addirittura inadeguato. Non sorprende quindi che la capacità di spesa venga indicata come la leva decisiva per far partire nuovi interventi. In questo contesto, i bonus edilizi assumono una funzione che va ben oltre l’incentivo fiscale: diventano uno strumento sociale, capace di consentire anche ai nuclei più fragili di migliorare le proprie abitazioni e contribuire agli obiettivi della transizione energetica.

Secondo le stime contenute nel report, mantenere una detrazione al 50% eviterebbe una brusca frenata del mercato. Un’eventuale riduzione delle agevolazioni avrebbe effetti rilevanti non solo sugli investimenti, ma anche sull’economia nel suo complesso: il settore della riqualificazione genera valore aggiunto e produce benefici ambientali concreti, con una riduzione dei consumi energetici del comparto residenziale e un risparmio annuo medio sulle bollette che supera i 300 euro per famiglia.

Il 2025 dovrebbe chiudersi con una spesa complessiva per ristrutturazioni in calo rispetto all’anno precedente, ma ancora su livelli nettamente superiori a quelli pre-pandemia. Un assestamento, più che un crollo, che però rischia di trasformarsi in una vera contrazione se il quadro normativo dovesse continuare a restare incerto. Ed è proprio l’assenza di una strategia chiara a preoccupare famiglie e imprese, soprattutto alla luce delle scadenze europee legate alla direttiva sulle “case green” e del ritardo nella definizione di un piano nazionale di ristrutturazione.

Flessione della domanda

Dal lato delle imprese, il clima non è meno complicato. Alla flessione della domanda si sommano difficoltà strutturali: la carenza di manodopera qualificata, l’aumento dei costi delle materie prime e, soprattutto, l’instabilità delle regole. Senza un sistema di incentivi prevedibile e di medio-lungo periodo, programmare investimenti diventa un esercizio di equilibrismo.

Le proposte avanzate nel report puntano a rimettere ordine: incentivi stabili per almeno cinque-dieci anni, aliquote non inferiori al 50%, meccanismi premiali per chi realizza interventi più efficaci sul piano energetico e criteri di progressività legati al reddito. Centrale anche il tema del credito, con un ruolo più attivo delle banche attraverso mutui green e strumenti finanziari dedicati, capaci di coprire la parte di spesa non sostenuta dagli incentivi.

La transizione energetica delle case italiane non si fa a costo zero e non può poggiare solo sulla buona volontà delle famiglie. Senza regole chiare, incentivi stabili e strumenti finanziari accessibili, il rischio è che resti un obiettivo condiviso solo sulla carta. E le bollette, intanto, continuino a correre.

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