Due euro per scendere sui gradini della Fontana di Trevi. Per attraversarla senza spintoni e con un po’ più di tempo a disposizione. Dal 7 gennaio, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, l’accesso contingentato introdotto dopo i lavori del 2024 potrebbe arricchirsi di un ticket riservato ai turisti; per i residenti romani resterà gratuito. Una misura che interverrebbe su uno dei nodi più sensibili dell’overtourism urbano: l’uso intensivo di uno spazio fragile, aperto, simbolico.
La conferma (o smentita) da parte del Comune farà seguito a una conferenza stampa, prevista non prima di giovedì 18 dicembre.
I numeri che spingono la scelta
I numeri spiegano il contesto. Solo nei primi sei mesi del 2025 la Fontana ha registrato 5,3 milioni di visitatori; a fine anno potrebbe superare quota 11 milioni. Da qui la stima di un possibile incasso di circa 20 milioni di euro, indicata dal Corriere. Sono risorse che il Campidoglio destinerebbe alla gestione, alla manutenzione e, più in generale, alla qualità dell’esperienza turistica, come già avviene con il contributo di soggiorno.
Il nuovo assetto prevede due corsie distinte, delimitate da paletti in ottone, una per i romani e una per i visitatori, pagamento elettronico e un limite invariato di 400 persone alla volta. La logica è la stessa sperimentata al Pantheon dal 2023: accessi più ordinati (e dietro pagamento di 5 euro), meno pressione sul monumento, maggiore controllo. Con una differenza sostanziale: la Fontana di Trevi non è un edificio, ma una piazza. Regolare un luogo aperto significa intervenire sullo spazio pubblico.
Tra accesso universale e capacità di carico
È qui che il dibattito si fa più interessante. Da un lato, l’argomento dell’accessibilità universale: un’icona globale dovrebbe restare liberamente fruibile. Dall’altro, la constatazione empirica di un sovraffollamento permanente che rende la visita rapida, rumorosa, spesso faticosa sia ai turisti sia ai romani. Il sindaco Roberto Gualtieri ha definito il ticket “un’ipotesi molto concreta” per governare flussi altrimenti ingestibili; l’assessore al Turismo Alessandro Onorato ha parlato di un pagamento minimo rispetto al valore del luogo, ricordando che altrove costerebbe molto di più.
Dal punto di vista ambientale e urbano, la misura andrebbe letta come un test. Non risolve l’iperturismo romano, ma introdurrebbe un principio: anche gli spazi più famosi non sfuggono alla regola della capacità di carico. Superarla significa accelerare il degrado fisico, aumentare i costi di manutenzione, peggiorare la vivibilità. In questo senso, i due euro sono uno strumento di regolazione.
Resta aperta la questione della trasparenza: dove finirebbero esattamente le risorse, come verrebbero rendicontate, quale sarebbe l’impatto reale sul quartiere. Sono domande legittime, richiamate anche nel dibattito pubblico. La Fontana di Trevi, progettata da Nicola Salvi come terminale dell’Acquedotto Vergine, nasceva per distribuire acqua, non biglietti. Oggi distribuisce soprattutto pressione turistica. Il ticket non ne cambierebbe la natura, ma segnalerebbe che Roma sta provando, con cautela, a rimettere un limite dove per anni ha lasciato scorrere tutto.
