19 Dicembre 2025
/ 19.12.2025

La camminata giapponese: il fitness minimal che sta andando alla grande

Si alternano brevi fasi di passo veloce – abbastanza intenso da far aumentare il ritmo del respiro ma senza arrivare alla corsa – a fasi di recupero più lento. Questo metodo stimola il sistema cardiovascolare, coinvolge i muscoli delle gambe e migliora la resistenza

Camminare fa bene, lo sappiamo tutti. Ma farlo “nel modo giusto” può fare la differenza. È su questa idea semplice che si basa la cosiddetta camminata giapponese, un metodo di allenamento nato in ambito accademico e oggi sempre più popolare anche fuori dal Giappone. Nessuna attrezzatura, niente palestra, zero effetti speciali: solo un’alternanza di ritmi che trasforma una passeggiata in un esercizio sorprendentemente efficace.

Negli ultimi mesi se ne parla sempre di più, complice il passaparola sui social, l’attenzione crescente verso attività fisiche accessibili e una certa stanchezza per allenamenti troppo intensi o complicati. La camminata giapponese arriva al momento giusto: è semplice, sostenibile e soprattutto compatibile con la vita reale.

Cos’è in concreto

L’idea è lineare. Si alternano brevi fasi di passo veloce – abbastanza intenso da far aumentare il ritmo del respiro ma senza arrivare alla corsa – a fasi di recupero più lento. Lo schema più diffuso prevede tre minuti a ritmo sostenuto e tre minuti a ritmo tranquillo, ripetuti per una mezz’ora complessiva.

Non è una passeggiata rilassata, ma nemmeno un allenamento estremo. È un compromesso che stimola il sistema cardiovascolare, coinvolge i muscoli delle gambe e migliora la resistenza, senza stressare eccessivamente le articolazioni. Il tutto può essere adattato facilmente all’età e alla condizione fisica di ciascuno: il “ritmo veloce” non è una misura assoluta, ma quello che per chi cammina risulta impegnativo.

Perché sta attirando sempre più interesse

Il successo della camminata giapponese dice molto del momento che stiamo vivendo. Cresce la consapevolezza che il movimento quotidiano è fondamentale, ma cresce anche la diffidenza verso modelli di fitness poco inclusivi, costosi o difficili da mantenere nel tempo. Qui invece bastano 30 minuti, quattro volte a settimana, e un paio di scarpe comode.

A convincere molte persone è anche il fatto che non serva “diventare sportivi” per iniziare. Non c’è una soglia d’ingresso alta, non c’è competizione, non c’è l’ansia della prestazione. È un’attività che può essere praticata nei parchi, in città, sul lungomare o semplicemente vicino a casa. E proprio questa semplicità la rende attraente per chi aveva smesso di muoversi o non aveva mai iniziato davvero.

I benefici

L’alternanza di intensità è il punto fondamentale. Nei tratti più veloci il cuore lavora di più, migliora la capacità aerobica e aumenta il consumo energetico; nei tratti lenti il corpo recupera senza fermarsi. Questo meccanismo, ripetuto con regolarità, porta benefici che vanno oltre il semplice “fare un po’ di movimento”.

Nel tempo si osservano miglioramenti sulla pressione sanguigna, sulla resistenza fisica e sulla forza muscolare delle gambe. Anche il metabolismo ne trae vantaggio, così come l’equilibrio e la postura. E poi c’è l’effetto meno visibile ma forse più importante: muoversi con costanza migliora l’umore, riduce lo stress e aiuta a dormire meglio. Senza bisogno di cronometri sofisticati o app motivazionali urlate.

Un metodo che riflette una filosofia

Non è un caso che questo approccio arrivi dal Giappone, un Paese dove il camminare fa parte della quotidianità e dove l’idea di salute è spesso legata all’equilibrio più che alla performance. La camminata giapponese non promette risultati miracolosi in dieci giorni, ma propone un’abitudine sostenibile, che può accompagnare le persone per anni.

In questo senso dialoga bene con altre pratiche nipponiche legate al benessere, basate sulla regolarità e sull’ascolto del corpo. È fitness, sì, ma senza l’ossessione del “tutto e subito”.

Moda o nuovo standard del movimento quotidiano? È presto per dirlo. Ma la camminata giapponese ha un vantaggio raro: non chiede di cambiare stile di vita, solo di camminare un po’ meglio. In un’epoca in cui il tempo è poco e la sedentarietà è tanta, può essere proprio questa normalità a renderla una pratica destinata a restare.

CONDIVIDI

Continua a leggere