L’aumento dell’anidride carbonica nell’atmosfera non sta cambiando solo il clima, ma anche quello che arriva nei nostri piatti. Un filone sempre più solido di studi scientifici mostra che concentrazioni più elevate di CO₂ possono rendere alcuni alimenti apparentemente più “ricchi”, aumentando la produzione e il contenuto calorico, ma allo stesso tempo meno nutrienti. Un paradosso che rischia di avere conseguenze concrete sulla salute globale.
Il paradosso del cibo che nutre meno
Quando le piante crescono in un’atmosfera più carica di CO₂, tendono a produrre più carboidrati. Questo può tradursi in raccolti più abbondanti e in alimenti più calorici. Il problema è che, insieme a questa crescita, si registra una diminuzione della concentrazione di nutrienti essenziali come proteine, ferro e zinco, soprattutto in colture fondamentali come grano, riso, legumi e patate.
In pratica, il cibo fornisce energia, ma meno “mattoni” indispensabili per il funzionamento dell’organismo. Questa è la conclusione a cui è arrivata una recente meta-analisi pubblicata sulla rivista Global Change Biology, basata su decine di migliaia di misurazioni sperimentali su colture alimentari esposte a diversi livelli di CO₂.
Non è solo una questione di diluizione
Per anni si è pensato che la perdita di nutrienti fosse semplicemente un effetto di diluizione, legata all’aumento della biomassa vegetale. Oggi emerge un quadro più complesso. La composizione chimica delle piante cambia: cresce la quota di zuccheri e amidi, mentre diminuisce l’assorbimento o l’accumulo di alcuni minerali e proteine.
In alcuni casi, oltre alla perdita di nutrienti utili, si osserva anche un aumento relativo di sostanze indesiderate, un aspetto che apre interrogativi sulla sicurezza alimentare, soprattutto nelle aree più vulnerabili del Pianeta.
Un problema globale, non futuro
Gli effetti sulla qualità del cibo non sono una minaccia teorica, ma un processo già in corso, destinato a rafforzarsi se le emissioni continueranno a crescere. Le conseguenze più serie potrebbero manifestarsi nei Paesi dove cereali e legumi costituiscono la base dell’alimentazione quotidiana, ma nessuna regione è davvero esclusa. Anche nei sistemi alimentari più diversificati, una riduzione progressiva della qualità nutrizionale degli alimenti può avere effetti cumulativi sulla salute.
Meno ferro e meno zinco significano sistemi immunitari più fragili, maggior rischio di anemia, problemi nello sviluppo cognitivo e una maggiore esposizione alle malattie, in particolare per bambini e donne in età fertile.
Un altro volto del cambiamento climatico
Questo scenario aggiunge un tassello importante al dibattito sul clima. Il riscaldamento globale non riguarda solo temperature record, siccità o eventi estremi. Riguarda anche la qualità di ciò che mangiamo ogni giorno. Ridurre le emissioni non serve solo a proteggere ecosistemi e infrastrutture, ma anche a preservare il valore nutrizionale del cibo.
