22 Dicembre 2025
/ 22.12.2025

Processo all’aria sporca: un bambino contro lo smog

A Torino i genitori di un bambino malato fanno causa per "danni da smog" e coinvolgono Regione, Governo e ministero dell’Ambiente. Un caso giudiziario che può riscrivere le responsabilità ambientali in Italia

Torino è uno dei più importanti poli industriali e culturali d’Italia e, allo stesso tempo, anche una delle città con l’aria più inquinata. Le concentrazioni di polveri sottili (particolato atmosferico) Pm10 e Pm2,5 superano con regolarità non solo i limiti suggeriti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ma anche quelli di legge fissati dalla normativa europea.

A soffocare il capoluogo piemontese è soprattutto il traffico veicolare privato. Alcuni dati ci spiegano facilmente il perché: in città ci sono 69 auto ogni 100 abitanti, il doppio rispetto all’obiettivo di sostenibilità fissato per il 2030. Nonostante Torino abbia la seconda rete tramviaria più estesa d’Italia, l’auto continua a dominare, tanto che il parco veicolare è cresciuto dell’8% nell’ultimo anno.

Un bambino in tribunale contro lo Stato

Questa emergenza sanitaria è ora al centro di una battaglia legale che non ha precedenti. I genitori di un bambino di sei anni affetto da bronchite cronica hanno deciso di fare causa, chiedendo alla Regione Piemonte un risarcimento per i “danni da smog” subiti.

La reazione della Regione ha trasformato il caso in una questione nazionale. Usando lo strumento della “chiamata di terzo”, la Regione ha chiamato in causa anche la Presidenza del Consiglio e il Ministero dell’Ambiente: si sostiene che la responsabilità per la qualità dell’aria non possa ricadere solo sugli enti locali, ma debba essere condivisa dai massimi livelli di governo.

I dati smascherano l’inquinamento

La vicenda legale è supportata da dati scientifici. Il consulente tecnico nominato dal giudice ha incrociato le misurazioni delle centraline Arpa (l’agenzia regionale per la protezione dell’ambiente) con modelli matematici per calcolare l’esposizione reale del bambino. In base ai risultati emersi, in alcune zone della città le concentrazioni di polveri sottili sono risultate fino a tre volte superiori ai limiti europei e cento volte oltre gli standard di sicurezza dell’Oms.

Il traffico veicolare è indicato come la principale fonte degli ossidi di azoto, agenti inquinanti altamente dannosi per la salute respiratoria. La prossima consulenza medico-legale sarà decisiva: dovrà stabilire in modo definitivo se l’inquinamento atmosferico sia la causa diretta della malattia del minore.

Le ripercussioni nazionali

Il caso di Torino non riguarda solo un singolo risarcimento. Se il giudice dovesse riconoscere il legame causale tra smog e malattia, si creerebbe un importantissimo precedente legale aprendo la strada a un numero difficilmente calcolabile di cause simili in tutta Italia.

A Torino si stimano circa 900 morti all’anno direttamente attribuibili alle polveri sottili. Il fatto mette in luce un fallimento politico e urbano: le scelte su mobilità, urbanistica e ambiente sono interconnesse, e l’inquinamento è il risultato di queste scelte.

Il precedente di Londra

La vicenda giudiziaria torinese si inserisce in un dibattito internazionale già aperto. Il riferimento più diretto è il caso di Ella Adoo-Kissi-Debrah a Londra: nel 2020, la giustizia britannica ha stabilito che l’inquinamento atmosferico ha “contribuito materialmente alla morte” della bambina di nove anni, stroncata dall’asma nel 2013. Quella fu la prima volta che un coroner riconobbe ufficialmente lo smog come fattore determinante in un decesso.

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