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Scienza e tecnologia

Vivere per sempre, la scienza oltrepassa la fantascienza

21.09.2023

Diventeremo (pluri)millenari? João Pedro de Magalhães, professore di biogerontologia molecolare, lo pensa davvero. Dagli animali che vivono 200 anni a quelli che hanno letteralmente sette vite rispetto a specie simili, gli esempi non mancano per uno studio che potrebbe prolungare la nostra vita fino a 20mila anni.

Quanto può arrivare a vivere un essere umano? Nel corso dei secoli scienza e medicina hanno fatto miracoli, debellando malattie che nella storia avevano falcidiato intere generazioni. Ma il progresso non si ferma: recenti studi hanno infatti dimostrato che potenzialmente la nostra aspettativa di vita potrebbe spostarsi ancora molto più in avanti.
I presupposti sembrano fantascientifici, ma così non è. Sarebbe infatti facile evocare la trama de “L’Uomo bicentenario”, scritto dal grande Isaac Asimov e da cui nel 1999 si girò un film con il compianto Robin Williams.

Qui il protagonista Uno era un robot che diveniva progressivamente umano con il nome di Andrew, per poi morire appunto a 200 anni (quando ormai era del tutto umano, sia dal punto di vista biologico che da quello giuridico). Gli studi odierni riguardano invece persone in carne ed ossa sin dal principio. Anche se qualcosa in comune con la trama di Uno/Andrew, in effetti, c’è.
Ciò su cui ha lavorato João Pedro de Magalhães, professore di biogerontologia molecolare, è infatti l’invecchiamento cellulare.

Esistono animali in grado di vivere fino a 200 anni, come la balena artica. Altri hanno letteralmente sette vite rispetto a specie simili (la talpa senza pelo può resistere fino a 30 anni, contro i 4 degli animali che le somigliano). E se nel film anche la vita degli umani si allungava a dismisura grazie agli studi sul DNA, la risposta in questo caso è sorprendentemente simile.

Se questi animali hanno una vita così lunga, infatti, è per «la loro abilità di riparare i danni al DNA». Lo spiega il professor Magalhães in persona, che in un’intervista a Scientific American va anche oltre:

«Io sogno di prelevare un gene a una balena artica e poi impiantarlo in un topo. In questo modo potremmo studiare se il topo sopravvive più a lungo».

E proprio il DNA contiene altri segreti di longevità: per esempio il gene “p53”, inibitore del cancro e presente in abbondanza negli elefanti, che sono appunto resistenti ai tumori. “Non arrivo a dire che una cura contro l’invecchiamento sia vicina, però esistono risultati molto promettenti. Come quelli della rapamicina, una sostanza che si è già rivelata in grado di estendere l’aspettativa di vita del 10-15% negli animali. E teoricamente in futuro si potrebbero riprogrammare le nostre cellule modificando i geni responsabili dell’invecchiamento. La tecnologia per farlo ancora non esiste, ma potremmo arrivare a svilupparla”, garantisce il professor Magalhães.

In questo modo, tra inibitori del cancro e interventi mirati su alcuni tessuti (come il timo, il cui invecchiamento ha effetti deleteri per il sistema immunitario), si andrebbe ben oltre la più sfrenata immaginazione dello stesso Asimov. Magalhães si è detto infatti convinto che, se ognuna di queste operazioni funzionasse, l’Uomo potrebbe arrivare a vivere serenamente oltre mille anni. E, in assenza di incidenti o morti violente, la massima aspettativa immaginabile toccherebbe addirittura i 20 mila. Altro che “bicentenario”: la scienza, ancora una volta, si spingerebbe laddove la fantascienza non ha avuto nemmeno il coraggio di affacciarsi.

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