23 Dicembre 2025
/ 23.12.2025

Rinnovabili in Sardegna, il Cdm impugna la legge regionale

La decisione del Consiglio dei ministri contro una legge che aveva definito il 99% dell’isola non idonea per lo sviluppo dell’energia rinnovabile

Il Consiglio dei ministri ha deciso di impugnare la legge della Regione Sardegna del 2025 che disciplina l’individuazione delle aree idonee e non idonee all’installazione di impianti a fonti rinnovabili e interviene sulle procedure autorizzative. Per l’esecutivo, alcune disposizioni superano le competenze regionali e interferiscono con il quadro nazionale ed europeo in materia di energia, aprendo un conflitto diretto su un settore considerato strategico.

Uno degli elementi più controversi del provvedimento regionale riguarda la classificazione del territorio. Il piano approvato dalla Sardegna definiva come non idonea all’installazione di impianti a fonti rinnovabili una quota vastissima dell’isola, arrivando di fatto a escludere circa il 99% del territorio regionale tra vincoli paesaggistici, ambientali, agricoli e di tutela culturale.

Una scelta che, nelle intenzioni della Regione, puntava a proteggere il paesaggio e a governare in modo più selettivo l’espansione degli impianti, ma che secondo il governo si traduceva in un blocco quasi totale delle nuove installazioni. È proprio questo impianto restrittivo ad aver acceso il faro di Palazzo Chigi: definire quasi tutto il territorio come non idoneo è considerato una compressione eccessiva della libertà di iniziativa economica e un ostacolo strutturale agli obiettivi nazionali di decarbonizzazione.

La ricerca: una Sardegna 100% rinnovabile è possibile e conveniente

In netto contrasto con il clima di scontro istituzionale, una ricerca sugli scenari di transizione energetica dell’isola mostra che la Sardegna potrebbe arrivare a coprire il 100% del proprio fabbisogno elettrico con fonti rinnovabili già entro il 2030. Lo scenario si basa su una forte crescita di fotovoltaico ed eolico, accompagnata da sistemi di accumulo, dal rafforzamento della rete elettrica e dal pieno utilizzo delle infrastrutture di collegamento con il resto del Paese.

Secondo le simulazioni, un sistema di questo tipo sarebbe in grado di garantire sicurezza e continuità della fornitura anche con una domanda elettrica in aumento, legata all’elettrificazione dei consumi. Inoltre consentirebbe di chiudere definitivamente le centrali a carbone senza ricorrere al gas, evitando investimenti considerati poco efficienti nel medio-lungo periodo.

Lo studio indica anche un forte calo dei prezzi dell’energia elettrica, con effetti positivi diretti sulle bollette di famiglie e imprese. Un sistema rinnovabile ben progettato, supportato da accumuli e reti moderne, ridurrebbe la volatilità dei prezzi e migliorerebbe la competitività del tessuto produttivo regionale. Sul fronte ambientale, le emissioni calerebbero in modo drastico, mentre l’impatto territoriale resterebbe limitato, soprattutto se confrontato con quello delle fonti fossili.

Il lavoro come leva della transizione

Uno dei punti più rilevanti riguarda l’occupazione. La transizione verso un sistema elettrico 100% rinnovabile genererebbe un numero significativo di posti di lavoro lungo tutta la filiera: dalla progettazione e costruzione degli impianti alla gestione degli accumuli, dalla manutenzione delle reti ai servizi avanzati legati all’energia.

Non si tratterebbe solo di occupazione temporanea. La ricerca evidenzia la possibilità di creare lavoro stabile e qualificato, rafforzando competenze tecniche locali e sostenendo filiere industriali strategiche. In una regione che soffre storicamente di disoccupazione e spopolamento, l’energia pulita potrebbe diventare anche una leva di sviluppo economico e sociale.

La palla passa ora alla Corte costituzionale, ma il tema resta tutto politico: come conciliare la tutela del territorio con la necessità di accelerare sulle rinnovabili. I dati mostrano che puntare sull’energia pulita conviene, anche sul piano dei posti di lavoro. Resta da capire se lo scontro istituzionale si tradurrà in un chiarimento delle regole o nell’ennesimo freno a una transizione che, in Sardegna, avrebbe invece tutte le condizioni per correre.

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