Il Giappone ha deciso di riavviare la centrale nucleare di Kashiwazaki-Kariwa, la più grande al mondo per potenza installata. L’autorizzazione è arrivata dall’assemblea della prefettura di Niigata, sulla costa nord-occidentale del Paese, a quasi quindici anni dal disastro di Fukushima. Secondo l’emittente pubblica Nhk, il reattore numero 6 dovrebbe tornare in funzione dal 20 gennaio.
TEPCO plans to restart reactor at Kashiwazaki-Kariwa nuclear plant in Januaryhttps://t.co/9NOGJs6wuX
— NHK WORLD News (@NHKWORLD_News) December 23, 2025
La centrale si affaccia sul Mar del Giappone e occupa un’area di oltre quattro chilometri quadrati tra le città di Kashiwazaki e Kariwa. È composta da sette reattori e, a pieno regime, può produrre più di 8.200 megawatt di elettricità: abbastanza per coprire il fabbisogno di circa 16 milioni di abitazioni. L’impianto è gestito dalla Tokyo Electric Power Company (Tepco), la stessa società che nel 2011 era responsabile della centrale di Fukushima Daiichi.
Perché il Giappone torna al nucleare
Dopo il terremoto e lo tsunami del marzo 2011, il Giappone spense tutti i suoi 54 reattori nucleari. Da allora ne ha riavviati 14. Questa scelta ha inciso in modo profondo sul sistema energetico nazionale, costringendo il Paese a fare sempre più affidamento su combustibili fossili importati.
Nel 2024 il Giappone ha speso l’equivalente di quasi 60 miliardi di euro per importare gas naturale e carbone. Queste fonti coprono oggi tra il 60 e il 70% della produzione elettrica nazionale e rappresentano circa un decimo del valore totale delle importazioni. La riapertura di Kashiwazaki-Kariwa serve anche a ridurre questo peso economico.
La prima ministra Sanae Takaichi, entrata in carica lo scorso ottobre, ha indicato il nucleare come uno degli strumenti per contenere i costi dell’energia e contrastare l’inflazione, affiancandolo a nuovi investimenti nel fotovoltaico.
Sicurezza e controlli dopo Fukushima
Sul piano tecnico, i reattori 6 e 7 di Kashiwazaki-Kariwa sono stati dichiarati sicuri dall’Autorità di regolamentazione nucleare giapponese nel 2017. Le verifiche hanno certificato il rispetto degli standard di sicurezza più severi introdotti dopo Fukushima. Anche l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) ha escluso danni strutturali legati al sisma del 2011.
Questo non cancella però una storia complessa. L’area è sismica e in passato la centrale ha subito terremoti, incendi e perdite minime di materiale radioattivo, che avevano portato a chiusure temporanee già prima del 2011. Elementi che continuano a pesare nel dibattito pubblico.
L’eredità di Fukushima
Il disastro nucleare di Fukushima Dai-ichi, innescato l’11 marzo 2011 da un terremoto di magnitudo 9.0 e dal successivo tsunami, ha causato il guasto dei sistemi di raffreddamento, provocando tre fusioni nucleari e il rilascio di materiali radioattivi.
Tra le conseguenze a lungo termine vi è la gestione di oltre 1,3 milioni di tonnellate di acqua contaminata, generata dalla manutenzione e stoccata in più di mille serbatoi. Questa “acqua trattata” è stata autorizzata per lo sversamento nell’Oceano Pacifico, un’operazione che durerà dai 30 ai 40 anni. Sebbene l’Aiea abbia dato il via libera, valutando l’impatto radiologico come “trascurabile”, la decisione ha sollevato forti polemiche internazionali, in primis dalla Cina, che ha accusato il Giappone di usare l’oceano come una “fogna”. Pechino, insieme a Hong Kong e Macao, ha vietato o accentuato le restrizioni sulle importazioni alimentari dalle regioni giapponesi vicine all’area. Nonostante le rassicurazioni e i piani di diluizione del liquido, il rilascio è contestato anche dai pescatori locali e da Greenpeace, mantenendo aperto un duro contenzioso che si inserisce nel più ampio contesto delle tensioni geopolitiche regionali.
Proteste e divisioni locali
Secondo un sondaggio di novembre, oltre il 60% dei residenti della prefettura di Niigata è contrario alla riapertura della centrale di Kashiwazaki-Kariwa. Le preoccupazioni riguardano soprattutto la gestione dell’impianto da parte di Tepco. Durante il voto dell’assemblea provinciale, circa 300 persone hanno manifestato davanti alla sede istituzionale.
Il governatore HideyoHanazumi ha riconosciuto che la decisione divide la popolazione e ha promesso di chiedere al governo centrale ulteriori garanzie per la sicurezza dei residenti, comprese nuove infrastrutture stradali pensate per facilitare eventuali evacuazioni.
Kashiwazaki-Kariwa sarà la prima centrale nucleare gestita da Tepco a tornare operativa dopo Fukushima. Il riavvio del primo reattore non chiude il confronto su rischi, costi e responsabilità. Quel confronto resta aperto, soprattutto nei territori che convivono con l’impianto.
